M5S PROVA A RIEQUILIBRARE IL PROTAGONISMO DEL CARROCCIO
C on cautela, il Movimento Cinque Stelle sta cercando di ridimensionare Matteo Salvini. Il primo mese di governo ha regalato al capo della Lega una visibilità a tutto campo. E il vicepremier Luigi Di Maio e la sua cerchia non hanno potuto fare altro che stare a guardare, masticando amaro e rendendosi conto di apparire come minimo inesperti. Poi, complici i malumori contro un Carroccio in crescita nei sondaggi, sono cominciati i distinguo sull’ immigrazione. Si è riparlato di identità del M5S per ristabilire le distanze. L’avanguardia di questo smarcamento è stato il presidente della Camera, Roberto Fico, sui migranti. Poi si è mosso Di Maio, imponendo il controverso «decreto di dignità». E negli ultimi giorni si è ingrossato il coro col quale il Movimento si è schierato con la magistratura, di fatto contro Salvini. Le sue accuse alla Corte di Cassazione per la sentenza che prevede il sequestro dei beni della Lega fino a ripianare circa 49 milioni di euro truffati allo Stato, si sono rivelate a doppio taglio. E non solo perché
I temi di confronto
Su giustizia e immigrazione il Movimento di Di Maio vede l’occasione per rilanciare i propri temi che sono la sua bandiera
rischiano di incrinare i rapporti col Quirinale.
La richiesta al capo dello Stato, Sergio Mattarella, di un’udienza per protestare contro la Cassazione ha compiuto il miracolo di ottenere una risposta gelida; di fare infuriare l’anm; e di costringere i vertici dei Cinque Stelle a dire che «le sentenze vanno rispettate»: sebbene l’idea di bacchettare il ministro dell’interno e vicepremier non piaccia a tutti. Il rispetto del «contratto» di governo prevede la non belligeranza tra Di Maio e Salvini. In più, la Cassazione fa capire che le tracce della truffa porterebbero in prima battuta all’ex leader Umberto Bossi.
Ma la tesi dell’«attacco alla democrazia», più la gaffe del sottosegretario leghista alla Giustizia, Jacopo Morrone, che ha chiesto di sciogliere la corrente di sinistra della magistratura, sono inciampi. E in qualche modo hanno spinto l’intero vertice del M5S, da Di Maio a Fico al Guardasigilli Alfonso Bonafede, a marcare le distanze. Qualcuno di loro lo ha fatto con una punta di sofferenza; e la fretta di archiviare la polemica è evidente. Ma nel Movimento c’è chi ne vuole approfittare per ridimensionare la Lega, moderandone l’eccesso di protagonismo.
Eppure, anche il M5S deve fare i conti con le proprie difficoltà: dallo scontro coi vertici del Senato sull’abolizione dei vitalizi degli ex parlamentari, alla nebbia intorno al «decreto legge di dignità», all’allarme sui tempi di approvazione del reddito di cittadinanza. Non bastasse, sulla non obbligatorietà delle vaccinazioni a scuola, proposta dalla ministra Giulia Grillo, del M5S, si è aperta una polemica inevitabile per i rischi che comporta. Chissà, magari le nomine del governo, in arrivo a giorni, placheranno le tensioni. Il potere, si sa, è un calmante.