«Sì» al taglio dei vitalizi Colpiti 1.338 onorevoli
Con il voto della Camera assegni ridotti dal 40 all’80%. Salvini: ora lo faccia il Senato
Via libera al taglio dei vitalizi. L’ok alla delibera del presidente Roberto Fico è arrivato dall’ufficio di presidenza della Camera. I sì sono stati 11: 9 della maggioranza (M5S e Lega), 1 del Pd e 1 di FDI. «È un bel segnale per il Paese che si aspettava da tanto tempo. Avanti così!» ha twittato il premier Giuseppe Conte. Il Movimento Cinque Stelle ha festeggiato il taglio con una festa in piazza. Il provvedimento entrerà in vigore il 1° gennaio 2019. La misura riguarda 1.338 parlamentari. Forza Italia protesta: atto incostituzionale.
«È una vittoria di tutta l’italia, perché non è solo un’ingiustizia abolita, ma anche una conquista di civiltà». Sono passate da pochi minuti le 16 quando Luigi Di Maio si presenta in piazza Montecitorio per festeggiare con «palloncini gialli e champagne» il via libera ai tagli sui vitalizi. Si tratta di una delibera che l’ufficio di presidenza della Camera, dopo due ore di discussione, approva con il lasciapassare, oltre che della maggioranza gialloverde, anche del Pd e di Fratelli d’italia. I grillini capitanati dal vice premier ministro dello Sviluppo economico escono dall’ingresso principale del palazzo e sventolano il successo perché «da oggi — urlano all’unisono — abbiamo ristabilito equità». Esulta il premier Giuseppe Conte: «Grande soddisfazione per l’abolizione dei vitalizi. È un bel segnale per il Paese che si aspettava da tanto tempo. Avanti così! #Byebyevitalizi». Gli fa eco il ministro per i rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro: «Abbiamo mantenuto la promessa».
La nuova riforma che prevede tagli drastici entrerà in vigore il 1° gennaio del 2019. Di fatto cosa succederà? Oggi il Parlamento eroga mensilmente 1.405 vitalizi, di cui 1.240 a ex parlamentari divenuti tali prima del 2012 e i restanti 165 ai deputati diventati «ex» dopo il 2012. Il taglio però riguarderà una platea di 1.338 deputati, che saranno ricalcolati secondo il metodo contributivo e che di conseguenza subiranno una diminuizione che va dal 40% all’80% dell’importo finora percepito. Mentre i restanti 67 ex deputati non saranno investiti dalla scure perché con il ricalcolo avrebbero ottenuto un assegno superiore a quello attuale. Il tutto porterà un risparmio alle casse della Camera di 40 milioni di euro all’anno, e per l’intera di legislatura di 200 milioni di euro.
Scorrendo la lunga lista diffusa dagli uffici di Montecitorio si scopre così che Giovanni Migliorini, oggi 90enne, operaio e sindacalista, a Montecitorio dal 1976 al 1983, passerà da un assegno di 4.725 euro a «soli» 677. Stesso discorso per la fondatrice del Manifesto Luciana Castellina, il cui vitalizio subirà una sforbiciata dell’84,6%, riducendosi così a 783,32 euro. Tuttavia è stato approvato un emendamento a firma Ettore Rosato che prevede un aumento fino a un massimo del 50% per chi è senza reddito o è affetto da malattie gravi. Ma di certo è solo la fine della prima puntata. Forza Italia protesta: «Atto incostituzionale». Gli ex parlamentari non si arrendono, preparano ricorsi e con il presidente dell’associazione Antonello Faloni dicono che «parleranno avvocati e giudici». Mentre il presidente emerito della Corte Costituzionale Franco Mirabelli sostiene che «se il Senato non delibera allo stesso modo si crea una palese disparità di trattamento».
Già, il Senato. Al momento i vitalizi resteranno invariati. «Ora tocca ai senatori: chi vuol fare ricorso si vergogni», tuona Matteo Salvini. Da Palazzo Madama fanno sapere che si sarebbe preferito un percorso condiviso con Montecitorio. Ma ciò non è stato possibile. Tuttavia, nelle prossime settimane, i vertici del Senato inizieranno audizioni con esperti del settore, «per evitare che il lavoro venga vanificato al primo ricorso», confidano.