Trump smentito dagli alleati sui fondi Nato
Il leader Usa prova a forzare e minaccia: faremo da soli. Da Conte a Macron: esclusi aumenti di budget
Nato, gli alleati smentiscono Trump. I leader europei garantiscono: esclusi aumenti di budget. Il presidente americano ha provato a forzare la mano, arrivando a minacciare: «Senza una più giusta ripartizione dei contributi, gli Stati Uniti faranno da soli».
Nessuna accelerazione della spesa militare e nessun ulteriore incremento. I principali Paesi della Nato, tra i quali Germania, Francia, Italia e Spagna, hanno respinto le richieste del presidente Usa Donald Trump. Dopo due giorni di discussioni, anche aspre, il vertice dei 29 capi di Stato e di governo dell’alleanza Atlantica a Bruxelles di fatto non ha spostato quasi nulla. Resta tutto come concordato nel vertice del Galles nel 2014: gli alleati destineranno il 2% del Pil a investimenti per la difesa entro il 2024.
A più riprese Trump ha provato a forzare la mano della Germania e degli altri partner, arrivando a minacciare: «Senza una più giusta ripartizione dei contributi, gli Stati Uniti faranno da soli». Una frase, riportata da fonti diplomatiche, che nella mattinata di ieri ha sollevato grande agitazione al summit. Per qualche momento è sembrato addirittura che il leader della Casa Bianca fosse pronto ad annunciare una clamorosa uscita dalla Nato. I leader si sono riuniti in una sessione straordinaria per cercare di capire le intenzioni del presidente Usa. Ma all’ora di pranzo, lo stesso «The Donald» ha smentito, a modo suo, in una lunga, pirotecnica e, soprattutto, inattesa conferenza stampa.
Il presidente, senza il filtro dei portavoce, ha risposto su tutto: dalla Corea del Nord al presidente russo Vladimir Putin (definito «un concorrente, non un nemico»). Ha elogiato «Giuseppi», cioè il premier Giuseppe Conte, perché il suo governo «ha vinto le elezioni grazie alla linea dura sull’immigrazione». Ma ha soprattutto rivendicato alla sua iniziativa «gli incredibili risultati» del vertice. Prima ha detto: «credo nell’alleanza Atlantica», poi ha commentato le voci sulla minaccia di uscita con queste parole: «Potrei farlo anche senza l’approvazione del Congresso, ma non sarà necessario. Nell’ultimo anno le spese per la difesa dei nostri partner sono aumentate di 33 miliardi di dollari, forse anche di 40 miliardi». Infine ha affermato di aver ottenuto dagli alleati «l’impegno ad accelerare per raggiungere prima del previsto l’obiettivo del 2% del Pil».
È stato quando era già in viaggio verso il Regno Unito che vari capi di Stato e di governo lo hanno smentito. Il premier Giuseppe Conte ha riconosciuto che è una «realtà» la rivendicazione del presidente Usa: il carico finanziario sugli Stati Uniti è eccessivo. Ma ha escluso una «spesa aggiuntiva» dell’italia e ha confermato la scadenza degli incrementi concordati da tempo «al 2024» (tra l’altro, in alcuni casi estendibile al 2030, secondo esperti di pro- cedure Nato). «L’italia ha ereditato degli impegni di spesa per il contributo alla Nato, che noi non abbiamo alterato», ha detto Conte a Bruxelles, aggiungendo di volere sollecitare anche uno sconto, giustificato dalle «missioni militari» italiane all’estero e dagli stanziamenti per la «cyber-sicurezza». Ha poi garantito «trasparenza» sulle spese per armamenti e anticipato di voler chiedere alle istituzioni comunitarie che «gli investimenti per la Nato» non siano «contabilizzati» nelle verifiche Ue sui bilanci nazionali.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha confermato le spese militari del suo Paese «al 2% entro il 2024» e che «questo è tutto». Il premier spagnolo Pedro Sánchez ha detto di «comprendere» le richieste di Trump. Ma la sua Spagna «sta facendo uno sforzo enorme» nelle missioni Nato e intende solo «raggiungere l’1,5% entro il 2024». La cancelliera tedesca Angela Merkel, principale obiettivo delle accuse e delle richieste di Trump, ha dichiarato di considerarsi «su questa strada», sorvolando su cifre e tempi. L’ipotesi del presidente Usa di far salire le spese militari addirittura al 4% del Pil è caduta nel nulla. Solo il segretario della Nato, il norvegese Jens Stolteberg, ha cercato di coprire il più importante finanziatore dell’alleanza, sostenendo che «il suo messaggio forte ha avuto un chiaro impatto sugli alleati». In realtà la due giorni di Bruxelles sembra aver soltanto confermato che i rapporti tra Usa e Ue appaiono sempre più difficili. E addirittura al minimo storico quelli tra Washington e Berlino. Angela Merkel non ha certo gradito le pesanti accuse di Trump sulla «dipendenza energetica dalla Russia» e la minaccia di introdurre dazi su «milioni di auto» esportate negli Stati Uniti.
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