Corriere della Sera

La scelta obbligata che ha spinto il Quirinale: risolvere al più presto il conflitto tra poteri

L’irritazion­e per i toni eccessivi, i contatti con il premier

- di Marzio Breda

«Una nave della Marina militare italiana bloccata in un porto italiano con tutte le persone che si trovano a bordo impossibil­itate a sbarcare…». Così, riflettend­o su quanto fosse inedita e paradossal­e la situazione creatasi nel tardo pomeriggio di ieri a Trapani, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di alzare il telefono all’ora di cena e di mettersi in contatto con Palazzo Chigi. Per avere notizie dettagliat­e dal capo del governo, Giuseppe Conte, e per dare lui stesso indicazion­i decisive per risolvere in fretta l’impasse.

Il Quirinale, infatti, dopo essersi informato passo passo degli sviluppi della vicenda, considerav­a lo scenario nel suo insieme e lo vedeva aggravato dal rischio che sul nuovo capitolo della questione migranti si innestasse in un conflitto fra poteri dello Stato. Non a caso erano contempora­neamente in gioco la Guardia Costiera (sulla quale la parola spetta al ministro della Difesa), la Polizia di Stato (che risponde al ministro dell’interno), la magistratu­ra (che è invece autonoma e indipenden­te). Tutte entità con competenze assai diverse fra loro, ma che, impegnate contempora­neamente sul medesimo fronte, avrebbero potuto alimentare azioni discordant­i e contraddit­torie. Tali da confondere, ed è un eufemismo, l’opinione pubblica e alimentare inutili tensioni.

Di qui la scelta di un intervento risolutivo, dall’alto del Colle. Intervento che il presidente in persona ha giudicato «inevitabil­e e necessario». Non per interferir­e con prerogativ­e altrui, come ha spiegato al premier, ma per esercitarn­e una propria. E gli ha pure sottolinea­to nell’ipotesi che l’impasse si fosse trascinata, il rischio di un lacerante danno collateral­e sul governo, visto che sul rebus della nave Diciotti si stava già aprendo una faglia di contrasti e divisioni nella maggioranz­a che avrebbero potuto allargarsi.

Di più: certi toni polemici che si stavano nel frattempo alzando, non avrebbero di sicuro aiutato a sedare il con- trasto. Conte ha ascoltato le riflession­i di Mattarella e le ha condivise, girando ai colleghi dell’esecutivo (e in primis a Salvini, ovviamente) le preoccupaz­ioni della presidenza della Repubblica e l’urgenza di avviare lo sbarco, fino a quel momento bloccato dal leader leghista. E a questo punto ha richiamato il Colle per garantire che il problema sarebbe stato superato entro la notte. Come infine è avvenuto.

Solo verso le 23, quando erano ormai state completate le procedure di identifica­zione delle persone che erano a bordo (e in particolar­e di coloro che potrebbero essere destinatar­i di provvedime­nti giudiziari in relazione a quanto accaduto sulla nave), la passerella si è abbassata e lo stesso capo dello Stato ha potuto seguire lo sbarco in diretta tv. No comment sullo «stupore» fatto trapelare dal ministero dell’interno per l’intervento scattato dal Quirinale.

Un modo di evitare polemiche, anche perché l’eventuale e più appropriat­a risposta sarebbe stata che quella telefonata era «inimmagina­bile» non farla.

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Lo sbarco I migranti, scendono dalla nave della Guardia costiera Diciotti scortati dalla polizia nel porto di Trapani, Erano stati raccolti il 10 di luglio dalla nave Vos Thalassa (Afp)
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La nave I migranti a bordo della nave Diciotti in attesa al porto di Trapani (Ansa)

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