L’asse dei «volenterosi» con Berlino e Vienna Senza accordo sui respinti
La «cooperazione dei volenterosi» vuole diventare una «cooperazione di quelli che fanno». Le parole del ministro degli Interni austriaco, Herbert Kickl, certificano se non un accordo, una promessa tra Austria, Germania e Italia per «mettere ordine» nella questione dei migranti e fare da battistrada alla definitiva trasformazione dell’europa in una fortezza inaccessibile a chi cerca protezione o rifugio senza averne i titoli.
È un «cambio di paradigma», ancora parole di Kickl, che tuttavia nasconde o mette da parte interessi divergenti e priorità conflittuali fra i tre Paesi e rende la nuova alleanza sovranista densa di contraddizioni e fragile, non già un patto leonino.
Al cuore del problema è l’equivoco del rapporto tra Horst Seehofer e Matteo Salvini, che pure non perdono occasione per sceneggiare il loro comune sentire. Il ministro degli Interni bavarese vuole da quello italiano qualcosa che questi non può e non intende concedergli: «Alla gentile richiesta del collega Seehofer, che mi ha chiesto di riprendere in Italia i rifugiati registrati da noi che sono in Germania, ho risposto con altrettanta gentilezza: no, grazie», ha detto Salvini al termine del Consiglio dei ministri degli Interni della Ue a Innsbruck. L’italia non è fra gli 11 Paesi che al Consiglio europeo di giugno si sono impegnati con Angela Merkel a riprendersi i migranti registrati da loro, che verranno espulsi dalla Germania. Con questi governi, Berlino vuole definire un accordo quadro.
La posizione del governo italiano è chiara, Salvini l’ha ripetuta più volte: non un solo migrante verrà ripreso, prima che l’europa approvi misure per difendere e proteggere in modo robusto le sue frontiere esterne. Per Matteo Salvini, «quando partenze, arrivi e morti verranno drasticamente ridotti, i problemi ai confini interni saranno risolvibili».
Ma per Seehofer, che pure riconosce la legittimità della richiesta italiana, questa è una corsa contro il tempo. Il ministro è sotto attacco in Germania, non ultimo per il suicidio di un profugo afghano deportato insieme ad altri 68 ai primi di luglio. Di più, con il pensiero rivolto alle elezioni regionali d’autunno in Baviera, dove la sua Csu rischia di perdere la maggioranza assoluta, Seehofer ha bisogno di un accordo con l’italia sui respingimenti entro l’inizio di agosto. Come intenda convincere Salvini a riprendersi i rifugiati non lo ha detto, ma il 19 luglio funzionari dei tre ministeri si ritroveranno a Vienna, per quello che lo stesso Seehofer definisce «un compito erculeo». Se dovessero fallire, il ministro tedesco vede soltanto «soluzioni nazionali», eufemismo per dire espulsioni a partire dai centri di raccolta che vorrebbe creare ai confini con l’austria, che ha già fatto sapere di essere pronta nel caso a chiudere le sue frontiere. Sarebbe la fine dell’asse dei volenterosi.
Anche perché anche Vienna ha una posizione molto netta sulle migrazioni inter- Sorrisi
Il ministro dell’interno italiano Matteo Salvini, 45 anni, a destra, con l’omologo tedesco Horst Seehofer, 69, a sinistra, e l’austriaco Herbert Kickl, 49, nel corso della riunione Ue a Innsbruck. I tre hanno avuto un vertice informale ne. Il ministro Kickl, forse l’esponente più di destra della coalizione tra popolari e liberal-nazionalisti al governo a Vienna, ha riproposto le piattaforme di sbarco per i migranti in Nord Africa e addirittura una commissione volante che viaggi dall’una all’altra per valutare, preferibilmente bocciandole, le richieste di asilo. Nella visione del ministro austriaco, in barba a ogni regola del diritto europeo vigente, non dovrebbe esserci più alcuna possibilità di fare una richiesta di asilo né nelle ambasciate né sulle piattaforme.
Eppure Seehofer si dice ottimista. Come se volesse gettare il cuore oltre l’ostacolo: «Qui a Innsbruck ho trovato incoraggiamento da parte di molti Paesi, penso che riusciremo a risolvere il problema dei movimenti secondari», ha detto al termine del vertice austriaco.
Quanto a Matteo Salvini è soddisfatto, anche se ammette che dal Consiglio di Innsbruck porta a casa solo impegni verbali, «che spero si trasformino in fatti il prima possibile». Fra questi, le espulsioni più veloci, il riconoscimento della Libia come Stato sicuro e la revisione delle missioni navali.
Il politico bavarese Seehofer vuole convincere l’italia a riprendersi i rifugiati registrati da noi