Finisce la libertà di circolazione, ma (di fatto) resta: è la Brexit supersoft contestata a May
LONDRA «Non mi pare proprio che i britannici avessero votato per questo»: Donald Trump va spesso fuori bersaglio, ma stavolta potrebbe aver fatto centro. Il commento sulla Brexit arrivato ieri dal presidente americano avrà pure irritato Theresa May, ma ha espresso quello che in Gran Bretagna molti ormai pensano, soprattutto sul fronte euroscettico: e cioè che l’uscita di Londra dalla Ue assomiglia sempre più a una messa in scena. Un’impressione confermata dal «Libro bianco» pubblicato ieri, un documento di quasi 100 pagine in cui il governo britannico prova a delineare la futura relazione con l’unione europea. E che fa balenare una Brexit «morbidissima».
La novita più importante è che Londra propone ora di stipulare un «accordo di associazione» con la Ue, che dovrà essere governato da organismi appositi: un comitato interministeriale e uno a livello tecnico. Sul piano economico, la Gran Bretagna intende di fatto restare nel mercato unico per quanto riguarda industria e agricoltura: e si impegna a rispettare tutti i futuri regolamenti europei. In questo modo Londra ritiene che si eviterà il ritorno a un confine rigido fra le due Irlande, uno dei nodi più difficili da sciogliere. Anche se per quanto riguarda i servizi finanziari e digitali, che rappresentano l’80 per cento dell’economia britannica, la Gran Bretagna intende andare per la propria strada, svincolando dunque la City dalle leggi europee.
Ma il capitolo che più sta a cuore ai cittadini comuni riguarda la libertà di movimento delle persone. E anche qui, seppure si ribadisce il principio, già sbandierato tante volte, che con la Brexit avrà fine la libertà di circolazione, di fatto si apre la strada a un trattamento preferenziale per gli europei che ha già fatto esclamare agli euroscettici che siamo di fonte «a una libertà di circolazione sotto altro nome». Uomini d’affari, turisti, studenti, giovani, potranno continuare a venire senza visto, così come ci saranno permessi di lavoro: insomma, sarà difficile non ricadere in una di queste categorie.
Dunque, una Brexit supersoft. Messi di fronte a questa prospettiva, già lunedì scorso si erano dimessi dal governo i ministri Boris Johnson e David Davis, alfieri di una Brexit «dura». E ieri gli euroscettici hanno definito il Libro Bianco «il più grande atto di vassallaggio dal 1200». Resta dunque da vedere se il governo May troverà la forza di far passare la sua visione attraverso le forche caudine del Parlamento. Per non parlare di Bruxelles, che non ha molta voglia di concedere un trattamento preferenziale a un Paese che ha deciso di uscire dal club.