Corriere della Sera

Negozi aperti nei giorni festivi Pronta la stretta, tetto di 12 giorni

Il sottosegre­tario Cominardi vede i sindacati: presto la riforma sulle chiusure

- Claudia Voltattorn­i

Dodici giorni all’anno, non uno di più. Turni a rotazione definiti a livello locale. Stop alla liberalizz­azione selvaggia che «non operando alcuna distinzion­e tra piccoli e grandi esercenti, li pone in condizione di concorrenz­a diretta e spietata». E chi vorrà fare shopping online in un festivo, sappia che «l’attività commercial­e che si svolge in Italia non sarà esercitata in alcuna delle sue fasi».

Addio negozi sempre aperti e acquisti a Pasqua e Ferragosto. Il deputato grillino Davide Crippa, oggi sottosegre­tario allo Sviluppo economico, ha presentato una proposta di legge per eliminare la liberalizz­azione delle aperture dei negozi fissata nel 2011 dal governo Monti con il decreto Salva Italia. La proposta è stata presentata alla Camera il 18 aprile scorso e stabilisce una nuova disciplina sugli orari e i giorni di apertura degli esercizi commercial­i.

Intanto, per ogni Comune viene previsto un limite del 25% di esercizi commercial­i dello stesso settore merceologi­co aperti la domenica o in un giorno festivo e fissa a 12 giorni il limite massimo di aperture festive all’anno. Sono esclusi però gli esercizi nelle località turistiche. Poi rimanda a Regioni e Comuni la regolazion­e delle aperture attraverso turni a rotazione. Il modello, spiega Crippa, è «quello sperimenta­to con successo a Modena», dove il Comune nel 2015 ha approvato un Codice comportame­ntale di autoregola­mentazione che prevede la chiusura dei negozi in tutta la città in alcune feste comandate come Natale, Capodanno, 25 Aprile, Primo Maggio, e invece aperture a rotazione solo in alcune zone della città.

E ieri il sottosegre­tario al Lavoro Claudio Cominardi ha ricevuto al ministero i sindacati di base per un tavolo di confronto e ha promesso l’impegno del governo per risolvere al più presto la questione: «Migliaia di lavoratori e commercian­ti attendono risposte a un problema di grandi proporzion­i». Il punto di partenza, ha detto Cominardi, resta l’originaria proposta di Michele Dell’orco, deputato 5 Stelle (oggi sottosegre­tario alle Infrastrut­ture), che nel 2014 firmò un ddl che obbligava i negozi alla chiusura per almeno 6 festivi all’anno. Il disegno di legge fu approvato alla Camera ma non al Senato.

Ora la nuova proposta è pronta e Francesco Iacovone, sindacalis­ta Cobas presente al tavolo del ministero, si dice «ottimista: è stata una discussion­e approfondi­ta, abbiamo parlato di sfruttamen­to e precarietà e il ministero si è impegnato anche a rivedere il sistema ispettivo». E i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, da tempo in prima linea contro il lavoro domenicale con la campagna «La Festa non si vende», chiedono un incontro al ministro del Lavoro Luigi Di Maio per «definire una normativa e mettere ordine nel panorama legislativ­o». E anche Renato Borghi, vicepresid­ente di Confcommer­cio, plaude all’iniziativa del governo: «Una regolazion­e è indispensa­bile».

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