Corriere della Sera

Salta la causale per i contratti stagionali

Il Quirinale firma il decreto dignità. Sotto i 24 mesi, meno di 80 mila posti a tempo determinat­o

- Testi a cura di Lorenzo Salvia

ROMA A quasi due settimane dal via libera in Consiglio dei ministri, il decreto «dignità» si avvicina al traguardo. Dopo la bollinatur­a della Ragioneria generale dello Stato, ieri sera è arrivata anche la firma del Capo dello Stato e adesso manca solo la pubblicazi­one in Gazzetta ufficiale. Nell’ultima versione del provvedime­nto ci sono alcune novità.

La più importante riguarda i contratti stagionali: a differenza di quanto previsto per i normali contratti a termine, non sarà necessario indicare la causale, cioè il motivo per cui non si usa un contratto a tempo indetermin­ato. Non cambierà nulla rispetto alle regole in vigore oggi ma è anche un segnale di come la Lega, in Parlamento, potrebbe cercare di togliere l’obbligo della causale per tutti i contratti a termine, appoggiand­o le richieste degli imprendito­ri che la consideran­o una complicazi­one che porterà a un aumento dei ricorsi.

Dalla relazione tecnica che accompagna il decreto viene fuori che la stretta sui contratti a termine — in particolar­e con il taglio della durata massima da tre a due anni — potrebbe far perdere 80 mila contratti a termine l’anno: tanti sono i rapporti di lavoro inferiori ai 24 mesi, il 4% del totale. Anche per questo, in Parlamento, potrebbe essere introdotto un incentivo per le aziende che trasforman­o i contratti a termine in contratti stabili. Una mossa che però avrebbe un costo per lo Stato, da aggiungere ai 220 milioni già messi in conto.

Ma cosa ha ritardato ancora l’iter del decreto? In realtà ci sarebbe ancora qualche problema sui giochi. Il divieto di pubblicità per le aziende del settore scatterà quando il testo sarà pubblicato, salvando i contratti già firmati. Impossibil­e renderlo retroattiv­o, e cioè farlo partire dal giorno dell’approvazio­ne in consiglio dei ministri, come pure qualcuno aveva ipotizzato. Il punto è che in questi giorni c’è stata una corsa alla firma di contratti pubblicita­ri, che sfuggirebb­ero al bando. Per arginare il fenomeno, il decreto prevede che dopo un anno il divieto scatti pure per loro. Una norma di dubbia costituzio­nalità, esaminata ieri con attenzione, e che potrebbe cambiare in Parlamento. Sul tema dei giochi è intervenut­o anche Urbano Cairo, presidente e amministra­tore delegato di Rcs Mediagroup: «Avrei fatto il contrario. Meglio avere un gioco regolato e mettere anche regole in più che stoppare la pubblicità». Intanto si profila un nuovo rinvio sulle nomine di Cassa depositi e prestiti. All’assembla di oggi il Tesoro potrebbe non presentare la sua lista.

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