«Il gruppo di sinistra per molti magistrati è lontano dai problemi»
Il collateralismo «C’è un’impressione, per me sbagliata, di collateralismo con il governo Renzi»
Le correnti del Csm hanno subito una degenerazione, si occupano di bassa cucina. Ma una grossa responsabilità è dei membri laici
«Cominciamo con una buona notizia. Oltre il 90 per cento dei magistrati ha votato in un periodo in cui dilaga l’astensionismo. Mi sembra un segnale importante, per la magistratura e il suo organo di rappresentanza».
Procuratore Gian Carlo Caselli, vincitori e vinti?
«Per Area, la corrente che raccoglie la “mia” Magistratura democratica e Movimento per la giustizia, è un vero crollo. Unicost è stazionaria. Hanno vinto Magistratura indipendente e Piercamillo Davigo, ma non la sua corrente. MI ha ottenuto un successo significativo nonostante la fuoriuscita di Davigo, che ne avrebbe dovuto comportare l’indebolimento».
Anche la magistratura sta andando a destra?
«MI e Unicost sembrano diventati il punto di riferimento. Un blocco omogeneo. Impersonano secondo me un ruolo, una capacità di vicinanza ai singoli magistrati e di protezione verso coloro in difficoltà, vuoi per problemi individuali o disciplinari. Interpretano il Csm in chiave corporativa, burocratica, rassicurante. I critici potrebbero dire al ribasso, rispetto agli ideali e alle tensioni proposte da altre sigle».
Perché Magistratura democratica, e in generale la magistratura di sinistra, perdono terreno?
«Su alcune decisioni importanti del Csm, Md è sembrata troppo simile agli altri gruppi. I suoi aderenti, i suoi simpatizzanti, hanno una sensibilità particolare, perché non vorrebbero un Csm corporativo. Invece Area tendeva a integrarsi in un sistema di gestione retto da criteri spesso non comprensibili o addirittura discutibili. Molti hanno vissuto la sua attività come integrata in un sistema di gestione burocratizzata e corporativa, lontana dai veri problemi dei magistrati».
Troppo vicina al potere?
«Sullo sfondo c’è senz’altro una impressione, a mio avviso sbagliata, di collateralismo con il governo Renzi. Una semplificazione rozza, che comunque ha fatto breccia. In un contesto di crisi del sistema, che i partiti tradizionali hanno pagato come sappiamo, anche Md è stata colpita e travolta».
Gli altri, invece, tutti immacolati?
«Qui c’è un paradosso kafkiano da segnalare. Nella vittoria di MI ha avuto un ruolo importante Cosimo Ferri, ex sottosegretario di Renzi, oggi parlamentare di area Renzi. Per questo fatto Mi non paga dazio, mentre la diversa sensibilità dei simpatizzanti di Area ha invece penalizzato la magistratura cosiddetta di sinistra».
Con l’affermazione di Davigo anche nella magistratura si affermano i personalismi?
«Davigo ha una grande capacità di comunicazione che lo rende affidabile anche agli occhi di chi non la pensa come lui. Interpreta una esigenza di tanti magistrati: poter rivendicare con orgoglio la propria identità professionale e salvaguardarla da attacchi e condizionamenti esterni e interni come l’eccessiva gerarchizzazione di alcuni uffici, soprattutto di procura. Una cosa che molti esponenti storici di Md non hanno capito».
Condivide le accuse al Csm di lottizzazione espresse da Davigo?
«Questo è fuori discussione. Le correnti del Csm hanno subito una degenerazione, per cui invece che discutere di principi e ideali, volando alto, si sono ridotte alla bassa cucina. Però attenzione: una grossa responsabilità ce l’hanno anche i membri laici, dei quali non si parla mai abbastanza, che sono espressione ontologica della politica».
Aboliamo le correnti?
«Vasto programma, direbbe qualcuno. Ma non dimentichiamo il ruolo che le correnti hanno avuto per il dibattito e il confronto culturale sui problemi della giustizia. Le idee non sono mai nemiche dell’imparzialità del magistrato, che viene semmai minacciata dalle appartenenze, specie quelle occulte».