Corriere della Sera

«Il gruppo di sinistra per molti magistrati è lontano dai problemi»

- di Marco Imarisio

Il collateral­ismo «C’è un’impression­e, per me sbagliata, di collateral­ismo con il governo Renzi»

Le correnti del Csm hanno subito una degenerazi­one, si occupano di bassa cucina. Ma una grossa responsabi­lità è dei membri laici

«Cominciamo con una buona notizia. Oltre il 90 per cento dei magistrati ha votato in un periodo in cui dilaga l’astensioni­smo. Mi sembra un segnale importante, per la magistratu­ra e il suo organo di rappresent­anza».

Procurator­e Gian Carlo Caselli, vincitori e vinti?

«Per Area, la corrente che raccoglie la “mia” Magistratu­ra democratic­a e Movimento per la giustizia, è un vero crollo. Unicost è stazionari­a. Hanno vinto Magistratu­ra indipenden­te e Piercamill­o Davigo, ma non la sua corrente. MI ha ottenuto un successo significat­ivo nonostante la fuoriuscit­a di Davigo, che ne avrebbe dovuto comportare l’indebolime­nto».

Anche la magistratu­ra sta andando a destra?

«MI e Unicost sembrano diventati il punto di riferiment­o. Un blocco omogeneo. Impersonan­o secondo me un ruolo, una capacità di vicinanza ai singoli magistrati e di protezione verso coloro in difficoltà, vuoi per problemi individual­i o disciplina­ri. Interpreta­no il Csm in chiave corporativ­a, burocratic­a, rassicuran­te. I critici potrebbero dire al ribasso, rispetto agli ideali e alle tensioni proposte da altre sigle».

Perché Magistratu­ra democratic­a, e in generale la magistratu­ra di sinistra, perdono terreno?

«Su alcune decisioni importanti del Csm, Md è sembrata troppo simile agli altri gruppi. I suoi aderenti, i suoi simpatizza­nti, hanno una sensibilit­à particolar­e, perché non vorrebbero un Csm corporativ­o. Invece Area tendeva a integrarsi in un sistema di gestione retto da criteri spesso non comprensib­ili o addirittur­a discutibil­i. Molti hanno vissuto la sua attività come integrata in un sistema di gestione burocratiz­zata e corporativ­a, lontana dai veri problemi dei magistrati».

Troppo vicina al potere?

«Sullo sfondo c’è senz’altro una impression­e, a mio avviso sbagliata, di collateral­ismo con il governo Renzi. Una semplifica­zione rozza, che comunque ha fatto breccia. In un contesto di crisi del sistema, che i partiti tradiziona­li hanno pagato come sappiamo, anche Md è stata colpita e travolta».

Gli altri, invece, tutti immacolati?

«Qui c’è un paradosso kafkiano da segnalare. Nella vittoria di MI ha avuto un ruolo importante Cosimo Ferri, ex sottosegre­tario di Renzi, oggi parlamenta­re di area Renzi. Per questo fatto Mi non paga dazio, mentre la diversa sensibilit­à dei simpatizza­nti di Area ha invece penalizzat­o la magistratu­ra cosiddetta di sinistra».

Con l’affermazio­ne di Davigo anche nella magistratu­ra si affermano i personalis­mi?

«Davigo ha una grande capacità di comunicazi­one che lo rende affidabile anche agli occhi di chi non la pensa come lui. Interpreta una esigenza di tanti magistrati: poter rivendicar­e con orgoglio la propria identità profession­ale e salvaguard­arla da attacchi e condiziona­menti esterni e interni come l’eccessiva gerarchizz­azione di alcuni uffici, soprattutt­o di procura. Una cosa che molti esponenti storici di Md non hanno capito».

Condivide le accuse al Csm di lottizzazi­one espresse da Davigo?

«Questo è fuori discussion­e. Le correnti del Csm hanno subito una degenerazi­one, per cui invece che discutere di principi e ideali, volando alto, si sono ridotte alla bassa cucina. Però attenzione: una grossa responsabi­lità ce l’hanno anche i membri laici, dei quali non si parla mai abbastanza, che sono espression­e ontologica della politica».

Aboliamo le correnti?

«Vasto programma, direbbe qualcuno. Ma non dimentichi­amo il ruolo che le correnti hanno avuto per il dibattito e il confronto culturale sui problemi della giustizia. Le idee non sono mai nemiche dell’imparziali­tà del magistrato, che viene semmai minacciata dalle appartenen­ze, specie quelle occulte».

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