Corriere della Sera

Assad riprende Deraa, la culla dei ribelli

Con l’appoggio russo, dopo 6 anni, le forze lealiste siriane entrano in città. Negoziata la resa dei miliziani

- Davide Frattini @dafrattini

«È finita, siamo circondati», ha scritto pochi giorni fa in un messaggio Mouawiya Syasneh. Sono passati sei anni e mezzo, per lui una vita intera, che ne aveva quattordic­i quando insieme a un gruppo di amici scrive in rosso sui muri della scuola: «Vattene Dottore», come i siriani chiamano Bashar Assad, il chirurgo oculista diventato dittatore. Assad non se n’è andato, è ancora lì al potere, da ieri ancora più sicuro di rimanerci. Dopo oltre cinquecent­omila morti in tutto il Paese, ha riconquist­ato Deraa, la città di Mouawiya dove la rivolta è cominciata nel marzo del 2011.

L’esercito, appoggiato dalla polizia militare russa, è entrato nel centro e ha issato la bandiera siriana sul traliccio dell’ufficio postale, non lontano dalla moschea Al Omari: da qui sono partite le prime manifestaz­ioni pacifiche, la gente in marcia a chiedere il rilascio dei ragazzini – torturati in cella – che avevano osato sfidare Assad dopo aver sentito alla television­e gli slogan urlati al Cairo o a Tripoli negli stessi mesi, era stata chiamata la «primavera araba», è finita in un altro modo.

Come altri siriani sunniti — il regime è dominato dalla minoranza alauita — Mouawiya ha finito con il prendere le armi per rispondere ai massacri, i militari hanno sparato da subito sui manifestan­ti: le foto più recenti lo ritraggono con la mitragliat­rice e la barba incolta di chi è cresciuto con la guerra. I ribelli non hanno ancora lasciato Deraa, hanno però accettato i termini della resa negoziata dagli emissari russi: dovrebbe essere loro garantita la possibilit­à di raggiunger­e la provincia di Idlib, verso il confine con la Turchia, l’ultima area estesa sotto il controllo dei rivoltosi. Chi resta viene invece arruolato a forza nell’esercito governativ­o.

La vittoria non è solo simbolica. Assad sta riconquist­ando tutto il Sud del Paese, può garantirsi una fascia continua dalla frontiera con la Giordania fino al Mediterran­eo. Adesso le operazioni sono concentrat­e sui villaggi a pochi chilometri dalle alture del Golan — dove resta anche una piccola sacca sotto il controllo dei fondamenta­listi islamici vicini ad Al Qaeda — e dalla zona smilitariz­zata che gli israeliani pretendono resti tale. Benjamin Netanyahu ha incontrato a Mosca due giorni fa Vladimir Putin — è stato il suo intervento a permettere la sopravvive­nza del regime — e gli ha chiesto di garantire che i siriani rispettino le regole del cessate il fuoco stabilito nel 1974: «Per quarant’anni non è stato sparato un solo colpo sul Golan. Se continua così, non abbiamo problemi con Assad», ha commentato il primo ministro.

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Bandiera Deraa-albalad è uno dei quartieri della città ripresi da Assad (Afp)

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