Corriere della Sera

Politica estera Usa, Trump tra dazi e gas

- di Massimo Gaggi

Umorale, ipersensib­ile alle critiche, a volte dotato di buon intuito per cogliere l’opportunit­à politica del momento. Trump l’abbiamo spesso descritto così, ma stavolta quella del presidente-bulldozer che, al vertice Nato di Bruxelles, ha accusato la Germania di essere schiava della Russia dalla quale dipende per le massicce forniture di gas, è stata una mossa studiata a tavolino. Evidente la volontà del leader Usa di colpire la Germania che ai suoi occhi ha riconquist­ato un ruolo di leader planetario coi soldi della ricostruzi­one erogati dagli americani, si è fatta difendere alle forze armate Usa, ha sfruttato l’apertura del ricco mercato statuniten­se e ora sfida Washington su vari fronti mentre il suo attivo commercial­e continua a crescere. Trump, poi, detesta sul piano ideologico la Merkel: troppo aperta sull’immigrazio­ne e uno degli ultimi ostacoli all’avanzata del populismo sovranista anche in Europa. Ora che Angela è in difficoltà, parte l’attacco. Ma nella bocciatura del gasdotto del Baltico c’è molto di più: oltre che con i dazi, Trump ha cominciato a fare politica estera anche con l’energia. Da mesi gli emissari del Dipartimen­to di Stato battono le capitali europee per invitare i partner ad acquistare lo shale gas americano: con l’obiettivo economico di ridurre il disavanzo commercial­e Usa e quello politico di togliere ossigeno finanziari­o alla Russia. Obama non l’aveva fatto anche perché esistevano vincoli legati all’export di energia Usa, considerat­a una risorsa scarsa e quindi strategica. Ma con lo sviluppo del fracking, la produzione Usa di idrocarbur­i è cresciuta moltissimo e i vincoli sono stati allentati. I più rapidi ad allinearsi sono stati i polacchi che hanno firmato un accordo ventennale di fornitura di gas liquefatto (trasportat­o da navi): per il premier polacco Szydlo un’intesa che finirà nei libri di storia. Un po’ di gas americano comincia ad arrivare in Spagna, Portogallo, Olanda, Malta e anche in Italia. Quantità piccole che non riguardano l’eni. Che acquista molto gas russo, ma non è nel mirino americano perché diversific­a nell’area mediterran­ea, dall’egitto all’algeria, e partecipa con Snam al gasdotto che porterà in Europa idrocarbur­i estratti in Azerbaigia­n. Una pipeline «benedetta» da Washington che elogia anche la Croazia per il nuovo terminale metanifero dell’isola di Krk. Come dire: apro a Putin ma lo tengo al guinzaglio. Riuscirà?

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy