«Più concorrenza per battere le disuguaglianze»
Il presidente Antitrust, Pitruzzella: sanzioni per 1,3 miliardi di euro in sette anni
ROMA Giovanni Pitruzzella traccia il bilancio del suo settennato alla guida dell’antitrust. Le cifre le sintetizza la sua ultima relazione annuale, a partire dal valore delle multe comminate dal 2011. In tutto le sanzioni erogate dal Garante della concorrenza ammontano a 1,37 miliardi di euro e nel periodo considerato sono stati aperti 130 casi. Pitruzzella rivendica «l’irrobustimento della politica sanzionatoria», spiegando che anche la dottrina economica teorizza «il rinvigorimento, negli anni di crisi, dell’intervento Antitrust come mezzo efficace per contrastare le disuguaglianze». La misurazione dei benefici non è nota, resta che durante il suo settennato solo un caso ogni quattro si è concluso con l’assunzione di impegni (senza cioè una sanzione), mentre nell’epoca del suo predecessore, Antonio Catricalà, l’authority una volta su due ha evitato di multare, privilegiando un impegno dalle aziende oggetto del procedimento Antitrust. Alle sanzioni è riconosciuto «il ruolo di funzione deterrente, anche in periodi di crisi».
La difficile stagione dell’economia in Italia ha lasciato segni profondi, tanto che Pitruzzella sottolinea l’importanza della concorrenza come «driver dell’innovazione e l’innovazione è il motore della crescita». Un contesto dove le Authority svolgono un ruolo «innanzitutto nella scelta dei settori in cui intervenire, poi nel fare in modo che il loro intervento stimoli l’innovazione e non la ostacoli». La sfida diventa più complessa quando tocca la rivoluzione digitale. «L’acceso ai servizi digitali — osserva Pitruzzella — è una componente essenziale della competitività e tutti i settori hanno bisogno di un’infrastruttura con grande disponibilità di banda». Una constatazione corredata dall’evidenza che la «realizzazione della banda larga è stata rallentata anche dai comportamenti di Telecom Italia».
Degli ultimi 7 anni di attività la relazione rammenta le sanzioni ai colossi Whatsapp e Facebook, oltre che la stangata da 180 milioni ai big farmaceutici Roche Novartis. La vera questione resta però il tema dei Big Data «come fonte di potere di mercato delle imprese hi-tech». L’antitrust si interroga su come fronteggiare il rischio che gli algoritmi possano coordinare i prezzi tre imprese concorrenti.