La vela tecnologica che copia gli aerei, tutta made in Italy
MILANO «I primi bozzetti li ho fatti quasi per gioco, perché sognavo una barca a vela con spazi di bordo più vivibili, senza il boma sempre in mezzo. Poi l’incontro con Alfredo Liverani, professore all’università di Bologna di ingegneria meccanica, mi ha fatto capire che la mia idea poteva diventare realtà. E ora stiamo lavorando a un 46 piedi». Daniele Mingucci è il fondatore di Stramba, startup nata nel 2014 per lo sviluppo di una barca a vela con un albero a forma di U rovesciata, che consente il cambio di mura senza cambiare la «faccia» esposta al vento, facendo scorrere la vela alare, simile a quella di un aeroplano, lungo la U.
«Ho depositato il brevetto nel 2011 — prosegue —. E altri due sono in attesa di approvazione. Quando è nata la società siamo partiti con un piccolo capitale sociale il cui 50% era il conferimento del brevetto stesso. Finora abbiamo raccolto intorno a 1,2 milioni di euro da investitori privati. Ma procedo per fasi perché più il tempo passa e il progetto avanza, e maggiore è il nostro valore». Il nome Stramba riprende il termine nautico strambare, che indica l’azione di far passare il boma della randa da un bordo all’altro con il vento in poppa, anche involontariamente. «Con il nostro progetto non si stramberà più — spiega — i profili alari asimmetrici sono semplici da manovrare».
Nel progetto è coinvolto il dipartimento di Ingegneria industriale dell’università di Bologna, che ha studiato le linee d’acqua e le strutture usando «tecnologie all’avanguardia nell’ambito della modellazione 3D — spiega Mingucci — e lo studio della fluidodinamica. Il risultato è una barca che va più veloce grazie alla vela alare». Per la realizzazione, invece, la startup si è appoggiata ai Cantieri Zuanelli di Padenghe sul Garda, che produrranno la prima barca. «Abbiamo messo in produzione l’albero — racconta Mingucci — e a breve cominceremo a fare i test di scorrimento». Il design di interni ed esterni è affidato a Q-ID di Giorgio Mazzotti e Lorenzo Naddei. Sogna in grande Mingucci: «Il mercato di riferimento è ampio, guardiamo alle imbarcazioni da diporto. Vogliamo mettere a disposizione dei cantieri nautici il nuovo armo. Sarà un prodotto di nicchia».