Corriere della Sera

«Gli spot sui giochi online? Io avrei fatto il contrario del governo»

- R. Fra.

MILANO «Mi sono stupito di come nel decreto Dignità abbiano dedicato tutta questa attenzione alla pubblicità del gioco online, che rappresent­a solo il 7% delle scommesse in Italia. Abbiamo un’attività che è controllat­issima per evitare problemi, e il governo cosa fa? Interviene sull’unica cosa che, se fosse stato per me, sarebbe da sviluppare». Alla presentazi­one della nuova stagione di La7, Urbano Cairo non si è sottratto alle domande dei giornalist­i. Tra i tanti temi toccati anche quello del decreto che vieta qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi e scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo. «Su La7 per quanto riguarda la pubblicità del gioco online abbiamo numeri piccolissi­mi — ha aggiunto il presidente di Cairo Communicat­ion e di Rcs —. Dunque per noi non è un problema. Come non è un problema il back sponsor sulla maglia del Torino che potremo tranquilla­mente dare a qualcun altro. Ma lo dico come tema sociale». Perché il riflesso sulla collettivi­tà del gioco d’azzardo non è indifferen­te: slot e gratta e vinci sono diventati una malattia che colpisce troppe persone. Ragiona ancora Cairo: «Ma come? Riduci il 7% controllat­o quando hai il 93% fuori controllo? È il contrario di quello che avrei fatto. Quello del gioco online è un segmento controllat­issimo e regolatiss­imo per evitare problemi a chi

È solo il 7% delle scommesse a vincita che si fanno in Italia

L’opinione «Secondo me è meglio avere un sistema con più regole invece che stoppare la pubblicità»

gioca». Il riferiment­o è alle regole per iscriversi ai siti specializz­ati, ogni account viene comunque «tracciato» attraverso il nome e la carta di credito, i minori non possono giocare. «Se questo 7% diventasse il 20% forse sarebbe meglio. È meglio avere un gioco regolato e mettere anche regole in più che stoppare la pubblicità».

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