La festa è finita? Russi preoccupati
Poliziotti sorridenti che si offrono di dare informazioni e non perquisiscono nessuno nella metropolitana, soprattutto i passeggeri di colore. Tolleranza con tutti, anche con i tifosi che girano per il
centro delle città a torso nudo o si buttano nelle fontane; un clima di grande amicizia e apertura verso il resto del mondo. I normali cittadini hanno riempito il web di quella che per molti è stata una scoperta. «Siamo normali! Siamo anche noi come tutti gli altri!». Ma da lunedì prossimo, finiti questi Mondiali che hanno fatto sentire i russi veramente europei, le cose rimarranno così? È stata percorsa una strada di non ritorno? O, come pensano i più pessimisti, si tornerà al solito modo di fare, a quello che qui chiamano «obydennost», cioè al «come sempre»? Un segnale positivo è venuto dalla Duma, la Camera bassa del parlamento, che ha deciso di rinviare di un anno l’approvazione di una discussa legge che punirebbe con quattro anni di reclusione coloro che danno applicazione alle misure decretate da Unione europea e Stati Uniti contro la Russia. Proprio ieri però Vladimir Putin ha firmato il decreto che proroga fino al 2019 le contro-sanzioni che colpiscono prodotti agricoli e alimentari europei e americani. Allora, qual è la Russia che verrà? Un qualche chiarimento, forse, lo avremo di nuovo lunedì, sempre dopo la finale del Mondiale, quando il presidente russo incontrerà Donald Trump a Helsinki per il primo vero vertice tra i due.