Due generazionid’oro
Il presidente Suker cerca la rivincita «Siamo guerrieri con tanta qualità»
Sappiamo giocare a calcio ma non basta, altrimenti saremmo anche noi in spiaggia a berci un drink
Non abbiamo uno stadio nazionale ed è una vergogna. Mandzukic ha gli attributi di un toro
MOSCA Dopo gli ottavi di finale l’aveva detto: «La Francia è la grande favorita. Mi ha impressionato».
E adesso, Davor Suker, capocannoniere al Mondiale del 1998 e presidente della Federcalcio croata, i francesi sono favoriti anche contro la sua squadra?
«Ripeto quello che ho detto prima di Danimarca, Russia e Inghilterra: siamo 50 e 50. E ce la giochiamo fino alla morte».
Aveva detto anche che gli inglesi erano stati fortunati ad arrivare in semifinale...
«Sì e abbiamo giocato meglio di loro, meritando la finale. Abbiamo vinto tre partite giocando sempre 120’, dopo essere arrivati primi nel girone più difficile contro Argentina, Islanda e Nigeria. Sinceramente è una cosa incredibile: pensavamo che l’impresa del terzo posto nel 1998 non si sarebbe mai ripetuta. E invece siamo già andati oltre».
C’è anche da vendicare la semifinale di 20 anni fa, in cui lei segnò il gol del vantaggio?
«Avremo una motivazione in più, ma questa è una storia completamente diversa».
Come si è sentito dopo la vittoria sugli inglesi?
«Contento, stanco, emozionato, morto, vivo. Non ci sono parole per dire come sto veramente. E mi mancano anche per descrivere quello che sta facendo questa squadra: sono un presidente felice. Sappiamo cosa significa una Coppa del Mondo anche per tutto il nostro Paese e quanto sia difficile arrivare in finale. Adesso dobbiamo fare di tutto per vincerla».
Perché la Croazia è arrivata dove hanno fallito altre grandi squadre?
«È vero, tante favorite sono finite in spiaggia presto, a bersi un drink. E se Dio non avesse voluto il contrario, saremmo anche noi su quella stessa spiaggia. Ma stiamo bene e sappiamo giocare a calcio. Credo sia riconosciuto da tutti che siamo una squadra di qualità. Anche se questo non basta».
Cosa altro serve?
«La Croazia è piccola, ma bisogna rispettarla: possiamo battere chiunque, come abbiamo dimostrato, perché in campo non vanno le Ferrari o i Rolex, ma 11 guerrieri. E noi abbiamo dimostrato di lottare sempre. Guardate quello che sta facendo Modric, anche nei tempi supplementari si butta su ogni palla».
È da Pallone d’oro?
«Se avessi un voto, gliene darei tre!».
Il rischio di essere troppo dipendenti da lui è superato?
«Sì, ma Luka è il nostro leader e avere un campione del genere è fondamentale. Come nel 1998 avevamo Boban, grande giocatore e grande persona, adesso abbiamo Modric: per arrivare fino in fondo servono questi campioni, al top della forma».
C’è il rischio che la Croazia sia più stanca della Francia?
«Se non fossimo preparati bene saremmo già a casa. Sono fiducioso».
Prima di sfidare l’inghilterra aveva sorriso per lo slogan «Football is coming home». Lo trovava arrogante?
«No, mi piace molto il calcio inglese. Ma lì si giocano troppe partite. E non si può pretendere di arrivare in buone condizioni a giugno».
Il calcio croato come sta?
«Non abbiamo uno stadio nazionale ed è una vergogna. Negli ultimi 20 anni non abbiamo costruito nessun impianto e abbiamo dovuto anche giocare a porte chiuse dopo la svastica sul campo di Spalato contro l’italia. Tutto questo non ci ha fatto bene. Ma la squadra è stata più forte di tutto».
Mandzukic è l’altro grande leader?
«Lui ha gli attributi di un toro dell’andalusia! È importantissimo per noi, come lo è per la Juve: è un guerriero».
Si troverà bene con Ronaldo?
«Sì, perché Mario è un grande compagno, che dà carattere alla squadra».
L’ha sorpresa lo sbarco di CR7 a Torino?
«Cristiano ha vinto tutto negli ultimi tre anni, voleva un’altra grande sfida. E Agnelli ha fatto centro: uno dei migliori al mondo adesso gioca nella Juve».