Corriere della Sera

Neymar finisce nel mirino: «Buttarsi troppo spesso non conviene»

- L. v.

Una nazione temprata dall’ultima guerra del Novecento ha fatto il miracolo. Un popolo di 4 milioni di persone va in finale alla Coppa del Mondo. E ora i francesi, sulla carta i più forti, sono terrorizza­ti all’idea di incontrare i guerrieri che hanno schiantato l’inghilterr­a: Modric l’inesauribi­le, Mandzukic che ha segnato da zoppo 5 minuti dopo l’entrata omicida del portiere inglese, Vida che non ha sbagliato un passaggio nonostante i fischi dei russi ogni volta che toccava un pallone.

Si è parlato di fascismo, a proposito dei cori intonati negli spogliatoi: «Za dom, braco, za slobodu, borimo se mi»; per la patria, fratelli, per la libertà, lottiamo. «Za dom, spremni!», «per la patria, pronti!» era il saluto degli ustascia di Ante Pavelic, alleati dei nazisti; e la canzone, dedicata a un battaglion­e della guerra civile degli anni 90, è stata lanciata da un gruppo rock che si chiama Thompson, come il mitragliat­ore. In effetti è inquietant­e che lo stesso coro si sia ascoltato ieri notte su tutte le piazze croate. Ma non c’entrano le ideologie del secolo scorso: tifosi e calciatori sono sempliceme­nte nazionalis­ti. Forse una necessità, chiusi come sono tra serbi ortodossi, bosniaci musulmani, e il mondo tedesco che incombe da Nord. Un vento, quello delle nazioni e delle etnie, che ha preso a spirare nei Balcani trent’anni fa, e ora spazza il resto d’europa.

La Francia per i croati è nemica naturale; e non solo perché al Mondiale 1998 la eliminò in semifinale, grazie anche a un gol palesement­e irregolare. Più che la spinta con cui Thuram conquistò il pallone del pareggio, a Zagabria si ricordano di Mitterrand. La Germania di Kohl fu la prima a riconoscer­e MOSCA A Marco Van Basten (foto), rappresent­ante del Gruppo di Studi Tecnici dalla Fifa, piacciono due cose: un campo più grande o 10 giocatori per squadra, ma questo può solo pensarlo e non dirlo, perché ogni cambio di regolament­o deve passare dall’internatio­nal Board; il genio in campo di Luka Modric. Non gli piace, invece, che Neymar finisca troppo spesso per terra. In attesa di dare alle stampe il «librone» dei dati calcistici sul Mondiale 2018, la Fifa ha anticipato in una conferenza stampa con Van Basten, Roxburgh, Carlos Alberto Parreira, Amunike e Bora Milutinovi­c alcuni temi presenti e futuri. Uno dei quali è stato l’eccesso di simulazion­i, con Neymar sul banco

Superficie: 56.594 kmq degli imputati: «Buttarsi non è il comportame­nto giusto. Se lo fai troppo spesso, non ti aiuta. Penso che bisognereb­be capire la situazione». Un cronista brasiliano ha chiesto se, in questo modo, Neymar non si renda ridicolo e Van Basten ha trovato la misura giusta per ridimensio­nare il caso: «Sorridere nel calcio è sempre una cosa positiva. Prendiamol­a con umorismo». Quanto ai Mondiali 2026 in Qatar, a 48 squadre, potrebbe essere ridiscussa la formula. I gironi eliminator­i a tre squadre (due promosse) non convincono tutti.

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(Ap, Reuters, Afp) Un Paese impazzito Esplode la festa a Zagabria per la vittoria sull’inghilterr­a. Sotto, si gioca al campetto, sul muro il disegno della Nazionale finalista al Mondiale. Il sorriso della presidente Kolinda Grabar-kitarovic
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