Si è presa il pallone
Solo due giocatori sono nati dopo la guerra
l’indipendenza croata, con il chiaro intento di attirare il nuovo Stato nella propria orbita; per lo stesso motivo, Parigi si oppose in ogni modo, arrivando a offrire una sponda ai serbi.
Al suo ultimo Mondiale, la Jugoslavia era arrivata quasi da favorita. A Italia ’90 schierò una squadra da leggenda: Susic, Savicevic, Stojkovic, Prosinecki, Suker, Boksic. Uscì nei quarti con l’argentina ai rigori. Ha detto l’allenatore, Ivica Osim: «Se avessimo vinto la Coppa, forse la guerra non ci sarebbe stata». Un anno dopo, la Jugoslavia non esisteva più. E ancora oggi viene da chiedersi che squadra verrebbe fuori, innestando sull’ossatura croata il portiere sloveno Oblak, il centrocampista serbo Milinkovic-savic, il centravanti bosniaco Dzeko. La risposta è facile: sarebbe meno forte, o comunque meno compatta.
Bastava vedere i festeggiamenti dell’altra sera, dopo la vittoria contro l’inghilterra, con Vrsaljko, il laterale corteggiato da molte squadre italiane che giustamente in Croazia si riforniscono volentieri, che atterra il c.t. Zlatko Dalic con una mossa di taekwondo ed esulta sulla sua schiena. Così ora, in un misto di esaltazione nazionale e spirito di gruppo, va in finale una squadra che due anni fa all’europeo era uscita agli ottavi, e si è guadagnata il Mondiale dopo essere stata battuta dall’islanda
AUSTRIA ITALIA CROAZIA SLOVENIA
Popolazione: 4.154.200 abitanti
Zagabria La Croazia è la nazione finalista a un Mondiale di calcio con il territorio meno esteso e con il secondo minor numero di abitanti: solo l’uruguay nel 1930 ne aveva meno, 1.900.000 circa