«Consiglio a Mbappé? Eviti i colpi di tacco»
Bergomi, finalista a meno di 20 anni (come Pelé e il francese), ricorda il suo Mundial
Se giocherà contro la Croazia (e non si vede perché il c.t. Deschamps non dovrebbe schierarlo), a 19 anni e mezzo l’esterno francese Kylian Mbappé diventerà il terzo under 20 della storia a scendere in campo in una finale mondiale. Prima di lui c’è stato uno abbastanza noto di nome Pelé, che non aveva ancora 18 anni quando giocò (e vinse) contro la Svezia nel 1958. Il secondo è stato Beppe Bergomi, che nel luglio 1982 aveva 18 anni e mezzo (e dei baffi neri che lo facevano sembrare più vecchio di com’è oggi) quando gli anticiparono che sarebbe stato titolare nella finale Italia- Germania. «Il primo fu Tardelli, alla vigilia. Mi disse: “Guarda che domani devi marcare il biondo”, cioè Rummenigge. Io gli risposi “Ma come? Se quello in dubbio è Antognoni, che è un centrocampista, perché dovrei giocare io?”. “Vedrai”, mi rispose Tardelli. Infatti poi nel pomeriggio Bearzot mi disse che avrei giocato io». Com’è andata a finire, si sa. Il suo futuro compagno all’inter toccò pochissimi palloni e l’italia vinse il Mundial.
Bergomi, cosa direbbe a un ragazzo come Mbappé, alla vigilia della finale?
«Non moltissimo, visto che è già abituato a giocare a grandi livelli. Gli raccomanderei di limitare al massimo le situazioni che fanno innervosire gli avversari e di pensare alla squadra. Giocare semplice ed eliminare certe superficialità, tipo il colpo di tacco contro l’uruguay».
E Bergomi come marcherebbe Mbappé?
«Non certo come facevamo alla nostra epoca. Oggi il difensore non può più fare niente. Una marcatura alla Gentile su Zico non sarebbe più possibile. Quindi, quello che farei io è non concedere spazio alle ripartenze della Francia. Mai farsi sorprendere in campo aperto ed essere sempre pronti a raddoppiare su di lui».
Anche lei, che col Ronaldo Under
Da sinistra, in ordine cronologico: Pelé, finalista nel 1958, Beppe Bergomi, campione nel 1982, e Kylian Mbappé, in campo domenica (Ap, Afp)
brasiliano ci ha giocato, ha rivisto in Mbappé qualcosa di lui?
«Sì, soprattutto in quell’azione da cui è nato il rigore con l’argentina: partire palla al piede senza perderla e senza perdere mai velocità. Rispetto a Ronaldo però, credo che Mbappé non sappia ancora giocare da centravanti vero, cioè spalle alla porta».
Dal punto emotivo, sembrerebbe pronto anche Mbappé. Lei come si sentì, quando seppe che avrebbe giocato?
«Arrivò Giancarlo Della Casa che mi prese, mi portò a fare un massaggio rilassante e mi protesse un po’. Ma furono in tanti a darmi un buffetto, una carezza. E comunque, le voci di Zoff e Scirea erano tranquillizzanti solo a sentirle. Anche quando non parlavano con me».
Kylian mi sembra pronto Se ricorda Ronaldo? Sì, ma deve imparare a giocare spalle alla porta