La detective Florence una stella tedesca
Èla prima detective afro-tedesca di Tatort, la serie poliziesca che dal 1970 tiene la Germania incollata alla televisione. Florence Kasumba, 41 anni, nata a Kampala, in Uganda, sarà l’investigatrice Anaïs Schmitz, che affianca la commissaria Charlotte Lindhorm (interpretata da Maria Furtwängler). Le loro indagini si svolgeranno a Göttingen, la città dell’università Georg-august dove hanno studiato 44 premi Nobel. Per qualche eventuale delitto nel mondo accademico, gli autori potrebbero ispirarsi a un maestro del genere, Colin Dexter. Ma ci aspettiamo dubbi, più che gli enigmi cari all’ispettore Morse.
«Un sogno diventa realtà», ha confessato Florence a Deutsche Welle. Lei non lo ha detto, ma pur essendo apparsa in alcuni film di grande impatto sul box office (come Wonder Woman e Black Panther) diventerà ben più famosa con questo appuntamento domenicale delle 20.15. Ai tedeschi Tatort piace molto. Non solo a loro. È evidente la capacità di affiancare al thriller un racconto attento della società e dei suoi problemi, grazie anche al fatto che gli episodi vengono ambientati in regioni diverse della Germania. Siamo lontani dalle giallastre avventure dell’ispettore Derrick. Qui gli attori sono molto credibili. Il più bravo di tutti è Jan Josef Liefers (che interpreta il direttore dell’istituto di medicina legale di Münster), medico anche nel film televisivo tratto da La torre, il grandioso romanzo di Uwe Tellkamp sugli ultimi oscuri anni della Ddr.
Florence Kasumba rappresenta certamente anche un forte simbolo di integrazione in un Paese che, dopo un difficile cammino, è diventato uno dei punti di riferimento nella difesa di quei valori contro cui si scaglia oggi il radicalismo illiberale. Come ha recentemente ricordato il germanista Heinrich Detering, che insegna proprio alla Georg-august, Thomas Mann era molto preoccupato, all’epoca del maccartismo, per «il declino del principio dello Stato di diritto». Le analogie con l’america di Trump, osserva lo studioso, sono chiare. Più in generale, la memoria corre indietro nel tempo e cerca di svolgere il suo compito. «Non fate che torni il tempo dell’odio» cantava Barbara. Il titolo di quella canzone era Göttingen.