Rakitic, il gol più bello: cancellare il rancore
«Come Djokovic serbo ha tifato per noi, così io ho sostenuto lui: siamo tutti uomini»
Popolare il pianeta di MOSCA tanti piccoli Rakitic e tanti piccoli Djokovic renderebbe sicuramente migliore questo mondo. Chi vive di odio resuscita ustascia e cetnici nella ex Jugoslavia, ma c’è anche chi vuole «mettere il passato alle spalle e vivere la nostra vita e la nostra storia». Come Nole, serbo, ha detto di aver tifato Croazia al Mondiale di calcio, così Ivan, croato, non si nasconde: a Wimbledon ha tifato per l’amico «perché è un grande campione, ma ancor prima è un grandissimo uomo. Mi tolgo il cappello davanti a quello che ha detto. Facciamo parte tutti della stessa razza: quella umana».
Rakitic non si ferma qui. Nel 2007, quando arrivò ragazzino allo Schalke 04 dal Basilea, trovò a fargli da chioccia Mladen Krstajic, commissario tecnico della Serbia a questi Mondiali e allora grande vecchio nello spogliatoio di Gelsenkirchen: «Per quello che ha fatto per me è più di un fratello». Non tutti approveranno, in Croazia, così come in Serbia un politico nazionalista ha dato dello scemo a Djokovic per le sue parole. Questo non significa che Rakitic non sia pronto a dare tutto quello che ha per vincere
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Se ci fosse uno stadio da 4 milioni di posti sono sicuro che i tifosi croati lo riempirebbero completamente
il Mondiale e realizzare il sogno di una nazione intera: «Non possiamo dire di essere stanchi perché abbiamo 4 milioni di persone che giocano insieme a noi. Ci daranno loro la forza e l’energia. Se ci fosse uno stadio da 4 milioni di posti sono sicuro che i tifosi croati lo riempirebbero».
Pur di vincere, Ivan è pronto a tatuarsi la fronte «che è bella spaziosa, come vedete. Prima però devo chiedere a mia moglie che cosa ci posso scrivere sopra». Ed è disposto a fare ancora più, quando gli chiedono se accetterebbe di smettere di giocare un minuto dopo la finale vinta: «Se me lo garantite, i miei scarpini sono qua: metteteli al chiodo. Non conta la carriera, conta la Croazia».