Corriere della Sera

La Ragioneria nel mirino (ma la stima è dell’inps)

Il Movimento punta a rimuovere Franco, prorogato da Gentiloni

- di Lorenzo Salvia

La manina, se di manina si tratta, non è un mistero. La relazione tecnica che ieri è diventata l’innesco di uno scontro senza precedenti fra pezzi dello Stato è stata preparata dall’inps. E l’istituto guidato da Tito Boeri, pur senza entrare direttamen­te nella polemica, ne difende i contenuti. Anzi, li rivendica. Dice quel documento che l’effetto della stretta sui contratti a termine contenuta nel decreto dignità potrebbe portare alla perdita di 80 mila posti di lavoro nei prossimi dieci anni. E questo perché la durata massima dei contratti a termine viene ridotta da tre a due anni, il costo dei rinnovi viene aumentato. Ma la loro trasformaz­ione in contratti stabili, secondo il documento preparato dall’inps, non è per nulla scontata. Perché? Il punto è che, nello stesso decreto, viene aumentato anche il costo dei licenziame­nti per chi ha un contratto stabile. Riassumend­o. Il contratto a termine diventa meno convenient­e per le imprese. Ma anche il contratto stabile diventa più oneroso. Ed è proprio questo doppio intervento, secondo la relazione tecnica, a far aumentare il rischio disoccupaz­ione. Ma oltre che sul merito lo scontro è sui tempi. E qui bisogna tenere sottocchio il calendario.

C’è stata una prima relazione tecnica inviata alla Ragioneria generale dello Stato il 5 luglio. In quel documento non c’è la stima sugli 80 mila posti di lavoro a rischio. Ma la Ragioneria lo considera insufficie­nte per procedere alla cosiddetta bollinatur­a, cioè al via libera sulla correttezz­a delle coperture. In particolar­e per un passaggio, quello in cui dice che «l’eventuale minore gettito derivante dalla contrazion­e dei contratti a tempo determinat­o sia bilanciato» in parte dalle «maggiori entrate derivanti dalla maggiore propension­e al consumo dei lavoratori assunti a tempo indetermin­ato». Troppo vago, soprattutt­o senza numeri. È a questo punto che la Ragioneria generale dello Stato chiede all’inps di stimare gli effetti del decreto in modo più approfondi­to: di quanto potrebbero calare i contratti a termine? E di quanto potrebbero aumentare quelli stabili? I tempi si allungano ma poi arriva la nuova relazione tecnica, quella con il possibile calo di 80 mila posti in dieci anni. Quando arriva?

Il ministero del Lavoro dice l’11 luglio, il giorno stesso della bollinatur­a, alla vigilia della firma del Quirinale. L’inps, invece, dice che quel testo è stato mandato due giorni prima. Oltre al calendario, però, c’è un altro elemento da tenere presente. Quando si lavora a documenti così complessi, Ragioneria, Inps e ministeri non si limitano a inviare i testi finali «al buio». Collaboran­o nella stesura delle bozze successive. E l’inps, che ha i dati e la competenza tecnica necessaria, è comunque un organo «vigilato», cioè controllat­o, dal ministero del Lavoro. Possibile che in quel ministero nessuno sapesse nulla? Manina oppure no, il vero obiettivo dell’attacco di Luigi Di Maio sembra essere il Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco. A lui si riferisce il Movimento 5 Stelle quando lascia filtrare sulle agenzie che «bisogna togliere dai posti chiave chi mira a ledere l’operato del governo», aggiungend­o che servono «persone di fiducia, non vipere». Franco è stato nominato dal governo Letta nel 2013. Ma è stato prorogato per un anno dal governo Gentiloni lo scorso otto maggio, appena due mesi fa, dopo le elezioni ma prima che si insediasse il governo Conte. Si immaginava già prima. Ma da oggi è chiaro che nella partita delle nomine che si gioca in questi giorni, dalla Cassa depositi e prestiti al direttore generale del Tesoro, il Movimento 5 Stelle vuol fare entrare anche la sua poltrona.

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