La spagnola Angela Ponce va a Miss Universo: «Sono una ragazza come le altre» La bellezza, lo sport, il cinema: che cos’è oggi «la normalità»?
La questione, però, è un’altra e l’ha sintetizzata un’attrice trans, Trace Lysette: «Non sarei così arrabbiata se potessi fare audizioni accanto a Scarlett e Jennifer Lawrence per i ruoli da donna cisgender» (cioè non trans). Che posto hanno nel nostro mondo i corpi transgender? Abituati come siamo a dividere il mondo sulla base del sesso — fin dalla nascita tendiamo a pensare che ci siano «cose da maschi» e «da femmine» e il genere per secoli ha definito quali fossero i compiti degli individui in famiglia, il nucleo base della società — vediamo la loro stessa esistenza come una sovversione di quel principio ordinatore.
È una questione che ha affrontato anche lo sport. Il Comitato olimpico se ne è dovuto occupare nel 2015 dopo che Chris Mosier, un ragazzo transgender, si è qualificato per entrare nella nazionale Usa di biathlon. Oggi gli atleti trans (nati donne e diventati uomini) possono partecipare senza restrizioni alle gare maschili. Le donne trans (geneticamente maschi) invece possono partecipare solo se il loro testosterone è più basso di un certo livello, per evitare che abbiano vantaggi fisici sulle donne «biologiche». Ma questo criterio potrebbe saltare col diffondersi delle cosiddette identità trans «non binarie» in cui gli individui non si identificano con uno dei due poli maschile o femminile.
È una sfida simile a quella posta dalle persone intersessuali, che cioè nascono con caratteristiche sessuali (cromosomi, genitali o struttura ormonale) non univoche. Ci sono da sempre: Stella Walsh, oro nei 100 metri alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1932, era intersessuale, come fu confermato dopo la sua morte. Allora come ora, la realtà eccede le categorie con cui la ordiniamo.