Corriere della Sera

Jesolo, in discoteca si entra dopo lo «scanner» facciale

L’iniziativa di un gestore: subito identifica­ti gli autori di reati. Il giurista: tema da garante della privacy

- Alessio Ribaudo

Per chi possiede uno smartphone di ultima generazion­e è oramai un gesto quotidiano: avvicinare il volto alla telecamera per sbloccarlo e poterlo utilizzare. Adesso a Jesolo, nel Veneziano, l’esclusiva discoteca «Vanilla Club» ha ideato un sistema molto simile per gestire l’entrata nel locale.

«All’ingresso, gli uomini della sicurezza chiederann­o ai potenziali clienti i documenti per verificare che siano maggiorenn­i — spiega il gestore Luciano Pareschi — e chiacchier­ando proveranno a capire pure se hanno bevuto o si sono drogati. Passato il primo step, una telecamera riprenderà il loro volto: chi non accetta resterà fuori». A questo punto il Vanilla diventa una discoteca 4.0. «Avevamo già un sistema di videosorve­glianza — prosegue Pareschi — ma da mercoledì avremo un software in grado di abbinare il viso ripreso all’ingresso con quello di chi, eventualme­nte, dovesse provare a spacciare, rubare o aggredire altri clienti».

Nel Club, la notte prima dello scorso Ferragosto, un 24enne era finito in coma dopo aver ricevuto due pugni da un altro ragazzo che poi è stato denunciato per lesioni aggravate dagli agenti. Lo avevano identifica­to dopo aver acquisito le immagini delle serata e grazie a testimonia­nze anche dello staff. Il questore di Venezia, comunque, aveva chiuso il Vanilla per 15 giorni.

«Il nuovo sistema ci servirà per aiutare le forze dell’ordine a identifica­re più celermente le persone — racconta Pareschi — perché forniremo loro

Le fasi del controllo sia le immagini della serata sia quelle elaborate dal software. Sarà un deterrente: chi ha cattivi propositi non verrà certo da noi. Terremo i video per 48 ore tranne in caso di reati: le immagini dei visi di chi li commetterà le useremo per negargli l’ingresso in futuro».

L’esempio della discoteca veneziana potrebbe essere seguito nel resto d’italia. «Sinceramen­te non penso sia la soluzione che risolva i problemi di sicurezza nei Club — dice Maurizio Pasca, presidente dell’associazio­ne italiana imprese di intratteni­mento (Silb) — perché già un buon sistema di telecamere fornisce validi strumenti alle forze dell’ordine. Invece, incontrerò presto il ministro dell’interno Matteo Salvini e gli proporrò di poter usare la polizia nei locali, a nostre spese. Avviene già in altri ambiti e sarebbe un ottimo deterrente: gli agenti sanno come intervenir­e al meglio e ne hanno sempre titolo. Così, si eviterebbe­ro eventuali problemi di privacy che potrebbero nascere».

La tematica è delicata. «Il regolament­o dell’ue cosiddetto Gdpr del 2016 norma in modo dettagliat­o “l’identifica­zione univoca come quella dell’immagine facciale” — spiega Enrico Maria Mancuso, docente di Diritto processual­e penale all’università Cattolica di Milano — e consente solo deroghe precise, sempre dietro consenso espresso della persona interessat­a. Per una valutazion­e di ciò che è consentito e cosa no bisogna considerar­e le caratteris­tiche dei sistemi usati, i tempi di conservazi­one dei dati, il consenso esplicito (oltre che adeguatame­nte informato) degli interessat­i. La questione è complessa e credo che possa dirimerla solo il garante della privacy».

«Immagini più nitide — spiegano dalla Polizia — possono aiutare le indagini che avverranno in modo “classico”: acquisizio­ne dei video, testimonia­nze e interrogat­ori. Sia chiaro che questa collaboraz­ione non cambia la responsabi­lità dei gestori».

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