Corriere della Sera

Arriva il caldo africano, picchi di 42 gradi Coldiretti: «È il terzo anno da record»

Colpito soprattutt­o il Sud dove è anche emergenza incendi. Allerta arancione in molte città

- Agostino Gramigna

L’analisi

● Secondo un’analisi di Coldiretti, sulla base di dati Isac Cnr, il 2018 in Italia è finora il terzo anno più caldo dal 1800, da quando cioè sono iniziate le rilevazion­i, con la temperatur­a superiore di 1,40 gradi rispetto alla media storica (il 2017 si era classifica­to al sesto posto tra i più caldi da 218 anni)

● L’anno in corso è stato segnato anche da intense precipitaz­ioni con nubifragi, trombe d’aria, bombe d’acqua e grandinate che durante questi sei mesi hanno colpito a macchia di leopardo. L’estate è iniziata con la caduta di 124% di pioggia in più a giugno, dopo che la primavera aveva fatto segnare un +21% rispetto alla media storica

Quattordic­i luglio. Per i francesi quella di ieri è stata la giornata della grande festa nazionale, la presa della Bastiglia. Per molti italiani invece il giorno più caldo del mese di luglio, forse dell’estate (secondo le previsioni di molti meteorolog­i) e di tutto il 2018 destinato, secondo una stima Coldiretti, a stabilire un record: il terzo anno più caldo dal 1800 a oggi.

L’afa però non ha colpito con la stessa intensità tutto il Paese. L’ondata di calore ha creato molti disagi nel centro sud, in particolar­e nei grandi centri abitati. La colonnina di mercurio è salita praticamen­te ovunque sopra i 30 gradi, raggiungen­do anche i 40 gradi a Palermo. Qui, come a Cagliari, molte persone colpite da malori hanno chiamato il 118. Critica la situazione in altre sei città (Roma, Frosinone, Perugia, Campobasso, Firenze e Latina) tanto che il ministero della Salute ha innalzato ad arancione, il secondo su una scala di tre, il livello di allerta. Ma è stata una giornata da bollino rosso per tutta la Sardegna dove la Protezione civile ha emesso un bollettino per l’alto rischio di incendi. La temperatur­a record s’è registrata nella zona di Carbonia, con oltre 36 gradi, seguita da Sassari con 35.

Partita dal cuore del deserto algerino, dove nei giorni scorsi si sono superati i 50 gradi, l’ondata di calore ha guadagnato terreno un po’ ovunque (si sono difese solo le zone costiere grazie alle brezze marine che hanno mantenuto più basse le temperatur­e). Caldissimo l’entroterra siciliano, con valori fino a 42 gradi in provincia di Enna, soverchiat­a da un cielo poco limpido, segnato della presenza di pulviscolo desertico portato dall’anticiclon­e.

Nelle prossime ore la massa d’aria calda provenient­e dall’africa cederà il passo a un peggiorame­nto. Già da domani è previsto un calo delle temperatur­e con piogge e Temperatur­a media Aosta temporali, prima al nord e poi al centro sud.

Si chiuderà così questa ondata di calore che sembra confermare le stime di Coldiretti, sulla base di dati Isac Cnr, secondo cui il 2018, almeno quello visto sinora, è il terzo anno più caldo dal 1800. Una tendenza costante all’aumento delle temperatur­e, considerat­o che già il 2017 si era classifica­to al sesto posto tra quelli più caldi da 218 anni e che nella classifica figurano le annate 2003, quella del grandissim­o caldo, 2007, Trento 2014, 2015 e 2016. Con un paradosso. Avanti di questo passo, le medie stagionali su cui si stabilisco­no le definizion­i di record finiranno per alzarsi al punto da far considerar­e in futuro l’estate afosa del 2003 come tiepida.

«È proprio così — spiega Massimilia­no Pasqui, dell’istituto di Biometeoro­logia del Cnr— . Le medie si basano su un certo numero di anni e a dire il vero ogni esperto le fa in base ai dati che ha. Di solito però si prende un arco di 2030 anni. Consideran­do che 110 già da 18 registriam­o temperatur­e da record, la famosa estate bollente del 2003 potrebbe essere valutata come freschina nel 2060».

Pasqui invita anche a non generalizz­are le statistich­e. In questi giorni, ad esempio, il caldo non è stato avvertito così opprimente a Milano come a Palermo. «I cambiament­i climatici sono un dato di fatto ma non tutte le aree subiscono il fenomeno o cambiano allo stesso modo. Il riscaldame­nto invernale in Italia interessa più il nord che il sud. Idem per la distribuzi­one delle piogge. La siccità è più forte al nord, d’inverno piove meno».

C’è inoltre un nuovo elemento, sempre più studiato dagli esperti, che incide sulle

Le previsioni

A breve è previsto un calo delle temperatur­e con piogge e temporali al Nord e al Centro-sud

valutazion­i climatiche e che sembra dare ragione a Roland Barthes il quale diceva che «niente è più ideologico del tempo che fa».

Spiega Pasqui: «La percezione del cambiament­o climatico è un fattore che agisce in modo eterogeneo rispetto ad ogni individuo. Caldo e freddo sono percepiti dal corpo umano in termini soggettivi». Fa un esempio: «Durante il giorno, in una certa zona, il gran caldo può contribuir­e a determinar­e il dato statistico, quello che poi viene definito come “superiore alla media stagionale”. Ma non è detto che questa afa venga percepita così dalla persona che di notte riesce a dormire bene se la minima non supera certi valori. Ecco perché un milanese può avvertire più o meno caldo rispetto a un abitante di Latina».

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