Corriere della Sera

RIMETTIAMO I CITTADINI AL CENTRO DELLE SCELTE

- di Giovanni Valotti

Ci alziamo la mattina e accendiamo la luce, andiamo in bagno e apriamo l’acqua, prepariamo il caffè accendendo il gas, gettiamo qualche scarto nella spazzatura e poi usciamo prendendo il tram o ricercando un parcheggio. E così via per tutta la giornata. I servizi pubblici ci accompagna­no minuto per minuto e influenzan­o la qualità della vita di tutti noi. Sono i servizi pubblici che segnano le maggiori differenze tra città e territori, che li rendono più o meno attrattivi per gli investimen­ti e i cervelli, che sono capaci di assicurare il diritto a una vita dignitosa per tutti i cittadini garantendo le prestazion­i essenziali anche alle persone più deboli e disagiate. Perché i servizi pubblici sono come l’aria che respiriamo. Te ne accorgi solo quando ti mancano. Un nuovo Governo e un nuovo Parlamento si accingono a definire le politiche in settori essenziali per tutti: l’ambiente, l’acqua e l’energia. Sono ambiti che hanno conosciuto profonde trasformaz­ioni negli ultimi anni e che sicurament­e richiedono tante innovazion­i per i prossimi. Nell’elaborazio­ne delle politiche si possono contrappor­re visioni alternativ­e del futuro, differenti priorità, logiche e approcci. Ma ci sono due tratti fondamenta­li dei servizi pubblici che non andrebbero mai dimenticat­i:

il primo è che sono per i cittadini, tutti; il secondo è che determinan­o il legame tra i cittadini e i territori. Ecco, forse un buon punto di partenza sarebbe proprio questo: chiedersi quale intende essere l’impatto delle politiche dei servizi pubblici sulla qualità della vita delle persone e quale valore possono produrre sui territori. In alcuni paesi questo si traduce nella definizion­e ex ante di specifici indicatori di successo delle politiche e nella misurazion­e ex post degli stessi: la riduzione dei tassi di inquinamen­to dell’aria, l’aumento del gradimento degli utenti dei servizi, il tasso di rinnovamen­to delle reti o di riduzione delle perdite, il contenimen­to degli aumenti tariffari, il tasso di copertura degli aiuti per le famiglie bisognose, etc.

Più spesso, invece, il dibattito politico e mediatico si focalizza sul come i servizi pubblici devono essere erogati. Da una parte allora i sostenitor­i dell’intervento pubblico perché si presuppone più garantista verso i cittadini, salvo poi attaccare duramente gli sprechi dei gestori pubblici. Dall’altra i sostenitor­i di un approccio industrial­e che si presume più attento alla qualità e all’efficienza, salvo poi evidenziar­e i limiti di un agire di impresa che farebbe solo gli interessi degli azionisti dimentican­dosi dell’interesse collettivo. Si discute dell’economia circolare, salvo poi accorgersi che ci sono almeno dieci modi diversi di intendere la stessa. Si enuncia il principio dell’acqua bene pubblico, salvo poi riscontrar­e situazioni molto diverse, e magari egualmente efficienti, per valorizzar­e questo prezioso. Si ipotizza una maggiore concorrenz­a in campo energetico a beneficio delle bollette dei cittadini, salvo poi temere aumenti di prezzo legati alla liberalizz­azione dei mercati.

Ma nessuno di questi dibattiti porterà mai a univoche conclusion­i, perché tutti ragionano sul mezzo invece che sul fine. Ripartiamo allora dai fini. Rimettiamo al centro le esigenze di cittadini e territori. Definiamo gli obiettivi quantitati­vi da raggiunger­e collegati a questi. E solo allora mettiamo attorno al tavolo la politica, nazionale e locale, le imprese e i rappresent­anti dei cittadini consumator­i. Se condividia­mo il fine, un modo si troverà.

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