RIMETTIAMO I CITTADINI AL CENTRO DELLE SCELTE
Ci alziamo la mattina e accendiamo la luce, andiamo in bagno e apriamo l’acqua, prepariamo il caffè accendendo il gas, gettiamo qualche scarto nella spazzatura e poi usciamo prendendo il tram o ricercando un parcheggio. E così via per tutta la giornata. I servizi pubblici ci accompagnano minuto per minuto e influenzano la qualità della vita di tutti noi. Sono i servizi pubblici che segnano le maggiori differenze tra città e territori, che li rendono più o meno attrattivi per gli investimenti e i cervelli, che sono capaci di assicurare il diritto a una vita dignitosa per tutti i cittadini garantendo le prestazioni essenziali anche alle persone più deboli e disagiate. Perché i servizi pubblici sono come l’aria che respiriamo. Te ne accorgi solo quando ti mancano. Un nuovo Governo e un nuovo Parlamento si accingono a definire le politiche in settori essenziali per tutti: l’ambiente, l’acqua e l’energia. Sono ambiti che hanno conosciuto profonde trasformazioni negli ultimi anni e che sicuramente richiedono tante innovazioni per i prossimi. Nell’elaborazione delle politiche si possono contrapporre visioni alternative del futuro, differenti priorità, logiche e approcci. Ma ci sono due tratti fondamentali dei servizi pubblici che non andrebbero mai dimenticati:
il primo è che sono per i cittadini, tutti; il secondo è che determinano il legame tra i cittadini e i territori. Ecco, forse un buon punto di partenza sarebbe proprio questo: chiedersi quale intende essere l’impatto delle politiche dei servizi pubblici sulla qualità della vita delle persone e quale valore possono produrre sui territori. In alcuni paesi questo si traduce nella definizione ex ante di specifici indicatori di successo delle politiche e nella misurazione ex post degli stessi: la riduzione dei tassi di inquinamento dell’aria, l’aumento del gradimento degli utenti dei servizi, il tasso di rinnovamento delle reti o di riduzione delle perdite, il contenimento degli aumenti tariffari, il tasso di copertura degli aiuti per le famiglie bisognose, etc.
Più spesso, invece, il dibattito politico e mediatico si focalizza sul come i servizi pubblici devono essere erogati. Da una parte allora i sostenitori dell’intervento pubblico perché si presuppone più garantista verso i cittadini, salvo poi attaccare duramente gli sprechi dei gestori pubblici. Dall’altra i sostenitori di un approccio industriale che si presume più attento alla qualità e all’efficienza, salvo poi evidenziare i limiti di un agire di impresa che farebbe solo gli interessi degli azionisti dimenticandosi dell’interesse collettivo. Si discute dell’economia circolare, salvo poi accorgersi che ci sono almeno dieci modi diversi di intendere la stessa. Si enuncia il principio dell’acqua bene pubblico, salvo poi riscontrare situazioni molto diverse, e magari egualmente efficienti, per valorizzare questo prezioso. Si ipotizza una maggiore concorrenza in campo energetico a beneficio delle bollette dei cittadini, salvo poi temere aumenti di prezzo legati alla liberalizzazione dei mercati.
Ma nessuno di questi dibattiti porterà mai a univoche conclusioni, perché tutti ragionano sul mezzo invece che sul fine. Ripartiamo allora dai fini. Rimettiamo al centro le esigenze di cittadini e territori. Definiamo gli obiettivi quantitativi da raggiungere collegati a questi. E solo allora mettiamo attorno al tavolo la politica, nazionale e locale, le imprese e i rappresentanti dei cittadini consumatori. Se condividiamo il fine, un modo si troverà.