Corriere della Sera

Quelle angurie che cantano nel supermerca­to

- Salvatore M.

In un pomeriggio di un caldo giorno di luglio, una signora avanti con gli anni entra in un supermerca­to dove è conosciuta dai commessi in virtù della sua generosità, specie nei confronti del ragazzo di colore che staziona con la sua povera mercanzia all’esterno. Generosità che la spinge a chiedere il cambio moneta ogniqualvo­lta è sprovvista di spiccioli, per poter dare all’uscita dal negozio il suo piccolo contributo, accompagna­to da frasi di vicinanza e incoraggia­mento. Troppo vivo è ancora in lei il ricordo delle ristrettez­ze e della fame patita, essendosi trovata nel Sud Italia a 22 anni vedova di guerra con due figli piccoli. Aiutandosi col bastone si aggira tra le corsie e carica nel carrello quanto le può servire per cucinare una delle sue specialità: peperoni e melanzane ripiene, sicura del gradimento dei figli. A un certo punto si trova di fronte a una catasta di angurie e le viene il desiderio di sollevarne una e picchietta­re sulla sua superficie per sentire se proviene un suono fesso, se cioè è matura, ma le dimensioni e il peso le sono di ostacolo. In quel momento passa un commesso a cui la donna chiede: «Mi può dire se queste angurie cantano?». Superato un attimo di perplessit­à, un lampo di furbizia attraversa lo sguardo del commesso che risponde: «Se fosse venuta qualche minuto fa... avrebbe sentito che coro!».

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