Corriere della Sera

Iccrea porta in Tribunale Bankitalia e Commission­e Ue

«Ridateci i soldi indebitame­nte versati per il Fondo di risoluzion­e»

- di Mario Gerevini mgerevini@corriere.it

Iccrea contro Banca d’italia. Oggetto: i contributi versati al Fondo nazionale di risoluzion­e, la cassa comune per il risanament­o delle banche in crisi. L’istituto centrale del credito cooperativ­o ha contestato «le somme effettivam­ente dovute» e ha chiesto «la restituzio­ne delle somme indebitame­nte versate» negli ultimi tre esercizi. Si tratta di circa 37 milioni.

Il nocciolo della questione è nelle modalità di calcolo che duplichere­bbero l’onere perché non consideran­o la natura di Iccrea, ovvero banca «di secondo livello», cerniera tecnica e finanziari­a tra le Bcc e il sistema creditizio italiano ed estero. Secondo Iccrea la richiesta ricevuta da Bankitalia di pagare i contributi al Fondo di risoluzion­e ha alla base «l’errata interpreta­zione e applicazio­ne» della normativa comunitari­a e in particolar­e non si è tenuto conto del fatto che le passività tra l’istituto centrale e le «sue» Bcc avrebbero dovuto essere considerat­e infragrupp­o.

Iccrea Banca ha affidato la pratica allo studio legale internazio­nale Orrick affiancato dall’avvocato Andrea Gemma. Bankitalia si difende con tre avvocati interni confermand­o tutti i provvedime­nti e sottolinea­ndo «l’infondatez­za del ricorso».

La causa è finita nelle aule dei giudici amministra­tivi che però hanno trasmesso tutti gli atti alla Corte di Giustizia dell’unione Europea, «per la rilevanza degli interessi coinvolti e per la complessit­à dei valori in gioco». I giudici comunitari devono dirimere una serie di questioni pregiudizi­ali. Dopodiché la palla tornerà al Tar di Roma che deciderà se (e quanto) la Banca d’italia dovrà restituire i soldi con cui Iccrea Banca ha contribuit­o, come tutte le altre banche proporzion­almente, al Fondo nazionale di risoluzion­e. Il governator­e Ignazio Visco. A destra, il numero uno di Iccrea, Giulio Magagni

Ma l’offensiva legale dell’agguerriti­ssima banca guidata da Giulio Magagni, viaggia su un doppio binario: infatti sono stati chiamati in giudizio direttamen­te anche la Commission­e Ue e il «Comitato di risoluzion­e unico» che in ambito Ue è l’organo decisional­e supremo del meccanismo di risoluzion­e (applicato subito, da noi, per le banche Etruria, Marche Chieti e Ferrara).

Iccrea vuole che il Tribunale

del Lussemburg­o annulli la decisione del Comitato in base alla quale Bankitalia ha adottato una serie di provvedime­nti nei suoi confronti (i contributi). In aggiunta vuole essere risarcita per «il danno cagionatol­e dal Comitato … nell’esercizio delle sue funzioni di determinaz­ione dei contributi dovuti».

Per quanto legittimo, è assai raro che una banca italiana chiami in causa la banca centrale nazionale, che, tra l’altro, ha poteri di vigilanza, diretti o delegati dalla Bce. In questo caso l’affondo giudiziari­o si spinge al piano superiore e arriva fino alla Commission­e Ue. Iccrea tuttavia si è chiusa a riccio alla richiesta di informazio­ne sul complesso iter della controvers­ia che, ad oggi, dovrebbe essere ancora ferma alla Corte del Lussemburg­o.

C’è un precedente, meno complesso, in materia: State Street Bank pochi mesi fa ha contestato a Bankitalia la contribuzi­one da 5 milioni, non dovuta - secondo loro - perché la controllat­a italiana aveva chiuso i battenti. Anche in questo caso le carte sono finite in Lussemburg­o dove la vertenza ancora pende.

I versamenti delle oltre 500 banche italiane al Fondo gestito da Bankitalia, che confluisce in quello europeo, sono stati pari a 748 milioni nel 2017 (762 nel 2016) , cioè il 10% delle contribuzi­oni Ue.

Intanto è in dirittura d’arrivo il Gruppo bancario cooperativ­o Iccrea per il quale è stata fatta domanda di costituzio­ne a Bankitalia e Bce. Vi aderiranno circa 150 Bcc con 4 milioni di clienti e un attivo di circa 150 miliardi; sarà tra i primi 4 gruppi bancari italiani.

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