Corriere della Sera

Nessuna paura, tutt’altro Amicizia e rispetto per il colpo mondiale

- Luca Valdiserri

MOSCA «Non ho mai pensato che il calcio fosse uno sport solo per quelli grandi e grossi». Luka Modric parla di se stesso — 174 centimetri per 65 chili, fu scartato dall’hajduk Spalato perché troppo piccolo e la Dinamo Zagabria lo mandò a farsi le ossa nel campionato bosniaco con lo Zrinjski Mostar — ma fa il ritratto anche della Croazia. Tutti a pensare ai suoi 4 milioni di abitanti contro i 67 della Francia, dimentican­do due ingredient­i fondamenta­li per vincere le partite di calcio: esperienza e palmares. In questo senso la Croazia non ha nulla da temere. È, semmai, davanti alla Francia. L’età media della squadra della Sahovnica (la scacchiera) è 28,8 anni e quella dei Bleus di 25,8.

La bacheca dei giocatori croati, poi, è più ricca di quella dei loro avversari. Luka Modric ha vinto da protagonis­ta con il Real Madrid 4 Champions League (2014, 2016, 2017 e 2018), 3 Supercoppe europee (2014, 2016 e 2017) e 3 Mondiali per club (sempre negli stessi anni); il compagno di club Mateo Kovacic, da riserva, è a 3 Champions, 2 Supercoppe europee e 2 Mondiali per club (2016 e 2017); Ivan Rakitic ha fatto il triplete internazio­nale con il Barcellona nel 2015 (Champions, Supercoppa europea e Mondiale per club) e ha conquistat­o una Europa League con il Siviglia (2014); Mario Mandzukic ha vinto la Champions con il Bayern nel 2013 (più la Supercoppa europea e il Mondiale per club) e ha giocato due finali di Champions con la Juve; Sime Vrsaljko ha vinto l’europa League con l’atletico Madrid in questa stagione; Dejan Lovren ha sfidato proprio Modric, con la maglia del Liverpool, nell’ultima finale di Champions. Persino l’assente Nikola Kalinic, mandato a casa per insubordin­azione, è stato finalista in Europa League con il Dnipro (2015) e capocannon­iere all’europeo under 17 del 2005, con 11 gol. In Croazia non ne parlano anche per scaramanzi­a, ma, in caso di vittoria finale , è probabile che il premio previsto venga dato anche a lui.

Il c.t. Dalic ha detto ieri che la partita più difficile «è stata quella degli ottavi di finale contro la Danimarca.

I 9 punti ottenuti nel girone non contavano più niente, era dentro o fuori». La Croazia, dopo il terzo posto del 1998, si era sempre fermata al primo turno a eliminazio­ne diretta. «La finale di Coppa del mondo, per me, vale più di quella di Champions League, ma dirò lo stesso ai ragazzi di giocare il loro calcio e divertirsi. A questo punto c’è poco da allenarsi e preparare. L’importante è che tutti mi dicano la verità sulle loro condizioni, perché ho bisogno di giocatori a posto. Ma non ho dubbi che sarà così, perché da quando sono arrivato abbiamo improntato i nostri rapporti al rispetto e all’amicizia». Se Dalic è sulla panchina croata lo deve anche al gol del finlandese Pyry Soiri, al 90’, che convinse la Federcalci­o a esonerare il c.t. Cacic prima dell’ultima partita del girone contro l’ucraina e del successivo playoff contro la Grecia. Dalic incontrò per la prima volta la squadra in aeroporto, in partenza per Kiev.

Modric lo ricorda così: «Dalic ci ha ridato fiducia in noi stessi. Il suo modo di lavorare è il migliore e noi lo seguiamo. Guardate Mandzukic! Corre fino allo sfinimento ed è un esempio per tutti. Se Dio vuole segnerà anche in finale».

Zlatko Dalic «Dobbiamo giocare il nostro calcio e divertirci: i miei devono sempre dirmi la verità»

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(Afp) Croazia Luka Modric, 32 anni, regista del Real Madrid. Con la Croazia ha disputato 112 gare realizzand­o 14 reti

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