Corriere della Sera

Le Ducati ci provano nel giardino di Herr Marquez

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Pasini

SACHSENRIN­G Dov’è, se c’è, l’antidoto alla magia di Marquez in Sassonia? Ieri ha provato a trovarlo Danilo Petrucci, l’ex gorilla — ormai è diventato un figurino da sfilata — della Ducati Pramac. Con l’entusiasmo dell’esplorator­e e i muscoli del fighter, il Petrux ha cercato la pozione vincente fra traiettori­e perfette, polso scatenato e la scia di Lorenzo (legale, anche se Jorge si è irritato). E il ternano stavolta sembrava avercela fatta. Sembrava. Perché, a qualifica praticamen­te terminata, MM è riuscito a piazzare il colpo del fenomeno riprendend­osi ciò che è suo dal 2010, quando stava ancora in 125.

Così, invece che la prima pole in carriera di Petrucci, è arrivata la nona pole position consecutiv­a di Marquez al Sachsenrin­g. Che, a giudicare dall’aria che tira, sembra il prodromo perfetto anche per la nona vittoria consecutiv­a: tra elasticità naturale nei cambi di direzione, prevalenza di curve a sinistra (le sue preferite) e adattament­o della Honda (almeno della sua) al layout, Marc qui non ha mai avuto rivali e non intende generare illusioni negli avversari. «Io in realtà l’illusione l’ho avuta — ha sorriso Petrucci —. Vorrà dire che chiederò a Marc l’orologio (il premio dello sponsor per il poleman, ndr): lui ne avrà centinaia, io neanche uno… ». Se non altro, il futuro ducatista ufficiale nel 2019 si è avvicinato rispetto al 2017, quando era stato secondo dietro MM per 160 millesimi. Stavolta sono solo 25, «e devo ammettere che Lorenzo mi ha aiutato con la scia. Gli ho chiesto scusa, ma lui è rimasto arrabbiato. Potrà sempre rifarsi in gara… ».

Dietro la battuta di Danilo c’è il senso della corsa. Perché, all’apparenza, se c’è qualcuno che può insidiare Marquez sono proprio le Ducati. Clamorosam­ente, le Rosse hanno imparato a funzionare bene anche su questo toboga storicamen­te ostile, piazzando, oltre a Petrucci e Lorenzo in prima fila con Marquez, Dovizioso in seconda a panino fra le Yamaha di Viñales e Rossi. Due file della migliore qualità possibile, sicurament­e. E con tutti i piloti preda di una preoccupaz­ione potente: le gomme. «Saranno due gare in una — prevede Marquez —. Nella prima metà andrà forte tutto il mondo, nella seconda caleranno le gomme e allora si vedrà chi ha il passo e chi no». Detta da lui, più che un’analisi pare una minaccia. Il rendimento delle Ducati sulla lunga distanza è infatti il grande mistero di una corsa che sarà più una prova di endurance che uno sfoggio di velocità pura: «Io sono competitiv­o come mai qui — sorride Dovizioso —. Il problema è dov’è il limite delle gomme. Più che la velocità, sarà quella la chiave».

E Rossi? «Ho migliorato rispetto a venerdì, il mio passo non è male — ha detto soddisfatt­o —. Partire in seconda fila è importante, ma lo sarà soprattutt­o la seconda parte di gara». Il suo è il concetto di tutti: la gomma traditrice starà in agguato per sparigliar­e il mazzo quando meno te l’aspetti. Un destino comune. Anche se — avendo un euro da scommetter­e — non c’è dubbio che vada investito su Herr Marquez, il padrone assoluto di questo giardino.

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(Ap) Piega Marc Marquez. In basso, la prima fila della Moto2, da sinistra: Bagnaia, Pasini, Marini
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