Corriere della Sera

Dopo la maratona di Anderson, anche il serbo vince sulla grande distanza

- DALLA NOSTRA INVIATA

LONDRA Che strano Wimbledon. Non piove, l’erba secca fa rimbalzare alta la palla e livella i valori, i match si prolungano. Solo le fragole non cambiano mai: restano insipide. È un’estate inglese di cadute eccellenti (Federer), rinascite improvvise (Djokovic), quinti set in cui tutta la vita ti passa davanti: Kevin Anderson e John Isner ci sono entrati sbarbati, ne sono usciti che sembravano di dieci anni più vecchi.

E poi c’è lui, Rafa Nadal, l’uomo per tutte le stagioni, l’hidalgo che resta in campo cinque ore, 17 minuti e due giorni per garantirci — in uno contesto di tennis sincopato e interruptu­s — una semifinale da cineteca che il Djoker vince con merito cavalcando percentual­i di servizio migliori (76% di punti vinti sulla prima palla) in un clima di quasi perfetto equilibrio (73 vincenti e 42 errori non forzati a testa).

Tutto il tennis di cui ci avevano deprivati i bombardier­i delle sei ore e mezza e dei 102 ace, viene restituito con gli interessi dalla semifinale tra il serbo e lo spagnolo separati alla nascita, 52° episodio di una rivalità iniziata quando l’italia vinceva i Mondiali (2006) e arrivata ai giorni nostri, sul centrale di Wimbledon con il tetto coperto, atto secondo di un match partito venerdì e finito sabato per colpa dell’ostinazion­e wimbledoni­ana nello snobbare il tie break nel quinto set, il vezzo che ha falsato il torneo.

Li avevamo lasciati alle 23, quando il Big Ben aveva detto stop, sul punteggio di due set a uno per Djokovic (6-4, 3-6, 7-6 con tre set point annullati a Rafa); li ritroviamo indoor in un sabato di sole per colpa di Nole, favorito al chiuso (il match deve continuare nelle condizioni in cui è cominciato a meno che entrambi i giocatori non decidano diversamen­te) e impegnato a resistere alla furia di Nadal: break sul 4-3, ace per il 6-3.

L’atmosfera è elettrica, il clima un po’ assurdo. Si gioca dentro un’astronave, con l’eco e l’aria condiziona­ta, Rafa meraviglio­so scalpellin­o di palle morbide in back (mai sentito nominare, Camila Giorgi?) sul rovescio del Djoker e poi in balia del suo servizio (23 ace a 9). Sul 6-6 rieccoci dentro il giorno della marmotta, quello in cui tutto si ripete uguale a se stesso, però con un’intensità da romanzo di cappa e spada. Nadal manca due occasioni per il break sul 7-7 (attacco di dritto e passante del serbo),

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(Reuters, Getty Images) Disperato Rafa Nadal, 32 anni, costretto alla resa da Novak Djokovic. A Wimbledon ha vinto due volte, l’ultima nel 2010

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