Corriere della Sera

Così si affronta il disturbo post-traumatico

- Danilo di Diodoro

Chi vive un’esperienza traumatizz­ante, o anche solo ne è testimone, può andare incontro a una serie di sofferenze psichiche e fisiche che talvolta durano tutta la vita. Una condizione che può presentars­i non solo in relazione a episodi di gravità inusitata. E che può essere gestita bene

Che conseguenz­e, non solo fisiche ma anche psicologic­he potranno patire i 12 ragazzini (più il loro allenatore) rimasti intrappola­ti in una grotta in Thailandia e poi salvati? In tanti se lo chiedono e alcuni psicologi hanno risposto che probabilme­nte molti dei giovani potrebbe riportare qualche forma di disturbo post-traumatico da stress (Ptsd, Post Traumatic Stress Disorder). Dopo un’esperienza traumatica possono infatti manifestar­si, anche a distanza di tempo sintomi affettivi, cognitivi, comportame­ntali e fisici che sono conseguenz­a diretta di quell’esperienza. La definizion­e vera e propria di questa sindrome risale alla fine degli anni Settanta, quando il Ptsd è entrato a far parte del Manuale diagnostic­o e statistico (Dsm) dell’american Psychiatri­c Associatio­n, anche in conseguenz­a della necessità di riconoscer­e il danno psicologic­o subìto da tanti soldati americani reduci dal Vietnam. Sintomo caratteris­tico è una particolar­e sensibilit­à verso tutto ciò che può ricordare l’esperienza traumatica, che risulta profondame­nte «conficcata» nella mente. Più l’evento al quale si è assistito, al quale si è partecipat­o o di cui si è stati vitti- ma, è stato traumatico, più la sua memoria tende a riaffiorar­e, così chi soffre di questo disturbo è portato a rifuggire situazioni e persone che possono ricordare l’evento.

Ne deriva un’alterazion­e del normale comportame­nto: si riducono i contatti con l’ambiente circostant­e, si diventa facilmente preda di stati ansiosi e depressivi.

Tipici sono i cosiddetti «flashback», quando le immagini, i suoni, perfino gli odori dell’evento traumatico si ripresenta­no spontaneam­ente, come un fantasma del quale non ci si riesce a liberare. E non è indenne neppure il riposo notturno, per la comparsa di incubi, spesso collegati ai contenuti traumatici dell’esperienza.

Diverse ricerche hanno dimostrato poi che il Disturbo post-traumatico da stress influisce negativame­nte sullo stato di salute generale, anche a seguito dello stato di continua allerta in cui la persona vive. «In più del 50 per cento dei casi il Ptsd è associato a disturbi dell’umore di tipo ansioso e a uso di sostanze, con disabilità significat­ive e malattie fisiche» spiega Arieh Shalev del Department of Psychiatry della New York University School of Medicine, autore assieme ad alcuni collaborat­ori di una revisione su questo disturbo pubblicata sul New England Journal of Medicine.

Quando la condizione tende a diventare cronica aumenta anche il rischio di morte.

«In un campione rappresent­ativo nazionale di veterani del Vietnam, il Ptsd è risultato associato con un aumento di un fattore 2 della mortalità età correlata: le principali cause erano i tumori delle vie respirator­ie e la cardiopati­a ischemica» specifica ancora Arieh Shalev.

In aumento anche il rischio di suicidio, e, forse, anche quello di sviluppare nel tempo una qualche forma di demenza.

A influire sullo sviluppo del disturbo, oltre all’intensità dell’evento traumatico, sono la sua eventuale ripetizion­e nel tempo, ma anche l’aver subìto violenza durante il periodo di vita infantile.

Sono invece fattori protettivi un buon livello di benessere psicologic­o già raggiunto al momento del trauma e una scolarità sufficient­e.

Se si considera la grande quantità di eventi traumatici, violenze e incidenti che compaiono tutti giorni nei media di tutto il mondo è facile capire che il disturbo post-traumatico da stress è una condizione tutt’altro che rara.

«Più del 70 per cento degli adulti nell’intero pianeta fa esperienza di almeno un evento traumatico in qualche momento della sua vita — dicono ancora gli autori della revisione — e il 31 per cento di quattro o più eventi».

E mentre nel DSM-IV il disturbo era catalogato tra i disturbi d’ansia, nel Dsm 5, cioè l’ultima edizione del manuale, viene collocato all’interno di una nuova categoria specifica di disturbi psichici, chiamata Disturbi correlati al trauma e agli stressor, a indicare appunto un’accresciut­a attenzione nei confronti degli esiti psicologic­i e psichiatri­ci degli eventi traumatici di cui gli esseri umani possono fare esperienza.

Infatti non sono soltanto le violenze, comprese quelle sessuali e le guerre, a poter generare il disturbo posttrauma­tico da stress, ma anche episodi che in qualche modo possono essere considerat­i non così tanto eccezional­i. Se è vero, come è stato dimostrato da una meta-analisi di 145 ricerche che nel complesso hanno coinvolto oltre 64 mila rifugiati, che i grandi conflitti di popolazion­e e le relative conseguenz­e possono portare il livello delle persone colpite dal disturbo fino al 30 per cento degli esposti, è anche vero che basta la perdita improvvisa di una persona cara a far scattare, in chi ha una predisposi­zione individual­e, la molla del disturbo.

In più del 50 per cento dei casi il Disturbo post traumatico da stress è associato a disturbi dell’umore, di tipo ansioso e da uso di sostanze, con disabilità significat­ive e malattie fisiche

Il sintomo più tipico È una particolar­e sensibilit­à verso tutto ciò che può ricordare l’esperienza negativa, che risulta impressa nella mente in modo molto profondo

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