Riabilitazione nell’acqua per i malati di Parkinson
Lo scarico parziale di gravità permette esercizi altrimenti dolorosi
Anche la danza può aiutare chi soffre di Parkinson a stare meglio: lo dimostra il progetto «Dance Well» a cui partecipa il centro Villa Margherita del Fresco Parkinson Institute, per cui i pazienti sono portati a danzare nei musei e invitati a ispirarsi alle opere d’arte nei loro movimenti alle domande dei lettori sul morbo di Parkinson all’indirizzo
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Se un paziente con il Parkinson potesse fare una passeggiatina sulla stazione spaziale internazionale, probabilmente lo vedremmo muoversi con meno incertezze: l’assenza di gravità modifica il controllo della postura e può smorzare alcune difficoltà di equilibrio e movimento dovute alla malattia. Spedire nello spazio i malati non è pensabile, ma qualcosa di simile si può ottenere facendo una riabilitazione speciale in acqua. È ciò che hanno dimostrato alcuni recenti studi pilota e che si propone ora di confermare un’indagine più ampia, appena avviata in Italia grazie al supporto del Fresco Parkinson Institute presso il centro Santo Stefano Villa Margherita di Arcugnano (Vi) e l’ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona (Co), che sarà estesa ad altri poli italiani del network del Fresco Parkinson Institute (si veda il box in basso).
Come spiega Daniele Volpe, direttore del Dipartimento di Neuro-riabilitazione di Villa Margherita e coordinatore della ricerca, «i disturbi assiali dei pazienti con Parkinson sono un tratto tipico della malattia e comprendono alterazioni della postura, che risulta in genere spostata in avanti o di lato, difficoltà nel mantenere l’equilibrio e problemi nel cammino come il freezing (il “blocco” che tiene i piedi incollati a terra impedendo di muoversi o di continuare a farlo, per esempio quando si deve cambiare direzione, ndr). Per questi sintomi non abbiamo finora terapie efficaci: né i farmaci, né la chirurgia hanno mai dimostrato di risolverli davvero. Un beneficio sembra però poter arrivare dalla fisioterapia in ambiente microgravitario, come appunto è lo spazio o, più semplicemente, l’acqua. Quando si è immersi fino al petto c’è
I sintomi motori principali Tremore a riposo Rigidità muscolare Instabilità della postura uno sgravio del peso di circa l’80% e questo porta a una modificazione della postura con un riallineamento evidente. Partendo da questa consapevolezza abbiamo pensato a sedute bisettimanali con esercizi adattati da svolgere in piscisono Lentezza nei movimenti na, che fuori dall’acqua risulterebbero difficili o dolorosi e sono concepiti per restituire ai pazienti un buon controllo del movimento». Gli studi pilota che hanno coinvolto alcune decine di soggetti con Parkinson da lieve a moderato molto incoraggianti: togliere il peso che articolazioni, ossa e muscoli devono sostenere significa recuperare una migliore postura e ridurre la tendenza a piegarsi in avanti o di lato. Inoltre nell’acqua i parametri di cammino di un parkinsoniano sono risultati uguali a quelli di una persona sana, mentre freezing e difficoltà nell’andatura si riducono anche fuori dalla piscina: un effetto che si mantiene per due settimane dopo la fine del ciclo di sedute e scompare però progressivamente se non si prosegue la fisioterapia di mantenimento. «I dati mostrano poi un miglioramento nell’equilibrio, da fermi e in movimento, e una riduzione delle cadute: un risultato molto importante — osserva Volpe —, perché i pazienti con Parkinson cadono più spesso. Gli effetti su postura e andatura sono stati evidenziati attraverso un’analisi cinematica tridimensionale molto precisa che per la prima volta è stata condotta sott’acqua: non si tratta quindi di semplici valutazioni cliniche, ma di miglioramenti certificati da esami accurati con una tecnologia bioingegneristica che sarà fondamentale anche nello studio più ampio appena avviato. Ora lo scopo è confermare i buoni risultati su un maggior numero di pazienti per definire un protocollo standardizzato ed efficace di esercizi di fisioterapia in acqua: l’idroterapia è già ampiamente utilizzata nel nostro Paese, fa parte del percorso di riabilitazione e può essere prescritta nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale, ma non abbiamo ancora un protocollo preciso da applicare ai parkinsoniani. Potrebbe diventarlo presto quello in sperimentazione visti i possibili effetti benefici».