La regina dell’hip hop
Cardi B in vetta alle classifiche Usa con due brani: è la prima rapper a raggiungere questo traguardo
nuova speranza nel rap e parte del merito è della sua storia così peculiare. Figlia di immigrati caraibici, Belcalis Marlenis Almanzar, come appare all’anagrafe, nasce in quel Bronx mai abbastanza riqualificato, frequenta le gang locali e come prima occupazione fa la spogliarellista. Una storia da film, che sembra offrire poche svolte, ma Cardi B sa come muoversi.
Grazie all’innata simpatia, alla capacità di non prendersi mai sul serio e al fisico prorompente, la ragazza conquista Instagram, dove appare senza filtri, spesso in pose osé. Parla di tutto e non ha paura di apparire spettinata o struccata. In breve tempo diventa una celebrità del web e nel 2015 passa a Love&hiphop: New York, un reality statunitense che fonde vita (fintamente) vissuta, musica e il peggior trash. È qui che il fenomeno esplode. Anche in mezzo a numi tutelari come Ray J, Juelz Santana, Jim Jones e Remy Ma, la ragazza non s’intimorisce. Le medesime armi che l’avevano fatta volare sui social vengono riversate davanti alla telecamera e il pubblico va in visibilio. Nel 2017 la rapper lascia il programma e pubblica il suo primo singolo con una major, Bodak Yellow. Va subito al primo posto di Billboard, prende dischi di platino in tutto il mondo e pochi giorni fa arriva la doppietta con I Like It.
La breccia aperta da Lauryn Hill si allarga e ora il rap femminile è di nuovo sotto gli occhi di tutti. L’album di debutto di Cardi B, Privacy Uncovered, conferma questa impressione. Non è il disco che ci si aspetterebbe da una star dei reality. Non cede nulla al pop e suona bene, è incalzante. La femcee riesce a raccontare di se stessa e delle sue contraddizioni in modo convincente alternando trap e rap, riflessioni sul suo passato a rime più svagate e giocose.
C’è da dire che l’affrancamento totale dagli stereotipi del rap al maschile, è ancora in lontananza. Delle tematiche femminili, nei suoi testi, c’è poco. A fronte di una Lauryn Hill che ha fondato la propria carriera più sulla voce che sull’estetica o di una Missy Elliott che non aveva paura di presentarsi sul palco con tute extralarge, la «Mariah Carey dello strip-club» ha puntato molto sul gioco di seduzione, sulle apparizioni spettacolari e perfino su un sextape.
Ma la svolta storica, per la musica, c’è stata. Speriamo solo che non dovranno passare altri vent’anni prima di vedere un’altra femcee in vetta.