Corriere della Sera

Gazidis futuro ad Mercato da algoritmi

Fassone e Mirabelli a Londra per incontrare i vertici

- Arianna Ravelli

MILANO Diventare proprietar­i del Milan è stato uno scenario che i vertici di Elliott — che di mestiere farebbero altro: fare rendere al massimo gli investimen­ti di uno dei più importanti hedge fund del mondo — si sono prefigurat­i nel corso dei 15 mesi passati: l’ipotesi che il misterioso Yonghong Li (ora intenziona­to ad andare in tribunale per stabilire il reale valore del club) andasse in default era necessaria­mente da prendere in consideraz­ione, perciò contatti e chiacchier­e in varie direzioni (nonostante le smentite) erano iniziati da tempo.

Nessuno, però, nemmeno ai vertici di Elliott, si aspettava che le cose precipitas­sero così velocement­e, con il mancato rimborso da parte di Li dei 32 milioni di aumento di capitale, che ha mandato in fumo un investimen­to di 600 milioni e che rende l’epilogo dell’avventura cinese ancora tutto da spiegare: nei giorni decisivi, i vertici di Elliott erano in vacanza e questo la dice

Il caso Locatelli

La nuova proprietà ha bocciato la cessione: poco convenient­e ora, il valore può crescere

lunga su quanto fosse imprevista questa conclusion­e. Ma da quel lunedì 9 luglio è cambiato tutto, il Milan è passato da «garanzia» a «asset da valorizzar­e» (e poi, col tempo, rivendere). È quindi iniziato un nuovo corso, che — lo si è visto nelle prime mosse sul mercato, dove i manager di Elliott si sono mostrati subito molto «interventi­sti», come dimostra la bocciatura della vendita di Locatelli — si baserà sempre su numeri che devono tornare, investimen­ti che devono rendere.

I manager Franck Tuil e Giorgio Furlani — che hanno seguito la pratica Milan sin dal giorno della firma del finanziame­nto a Li da 303 milioni —, assieme a Gordon Singer, il figlio del fondatore Paul, hanno cominciato ad avviare una serie di colloqui. Ieri sera l’ad Marco Fassone è volato a Londra assieme al ds Massimilia­no Mirabelli proprio per chiarire i prossimi passi, decisivi per stabilire anche le rispettive posizioni future.

Oggi ci sarà una conference call con Paolo Scaroni, già nel consiglio di amministra­zione del club, che sabato, dopo l’assemblea dei soci che nominerà il nuovo cda, diventerà — salvo colpi di scena — presidente del Milan. Per quanto riguarda la carica di ad, il nome più gettonato ora è quello di Ivan Gazidis, 53 anni, dal 2009 chief executive dell’arsenal, un passato da manager nella Mls americana, nato in Sudafrica e per metà greco. In quel caso sembrerebb­e difficile che Fassone (che ha un contratto fino al 2021) resti magari come direttore generale; Leonardo, invece, dovrebbe svolgere il ruolo di direttore tecnico. Vedremo con che tempi e quali modalità sarà gestita questa fase di transizion­e: di sicuro c’è solo che l’ad sarà giovedì all’udienza davanti al Tas di Losanna, quando il Milan (nel pomeriggio) saprà se sarà riammesso in Europa League o se sarà confermata l’esclusione.

Ma, al di là dei nomi, quello che è interessan­te è scoprire secondo quali modalità Elliott gestirà il club. Un indizio lo ha fornito il caso Locatelli: la cessione al Sassuolo è stata bocciata dalla nuova proprietà, che considera il giovane calciatore un patrimonio del Milan che si può valorizzar­e maggiormen­te, un talento in parte ancora inespresso, la cui vendita ora non comporta un taglio pesante di stipendio e dal quale si può ricavare di più in futuro. Ed è sulla base di parametri e calcoli tipici di chi ha inevitabil­mente un approccio finanziari­o, che verranno prese le scelte: dunque, saranno valutati la previsione di crescita del giocatore, il potenziale, il peso sul monte ingaggi, la «rivendibil­ità» futura. Dopo sabato, vedremo quali nomi usciranno dagli algoritmi.

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(Lapresse) Bloccato Manuel Locatelli, 20 anni, centrocamp­ista, resterà al Milan

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