Pozzallo, inchiesta sui tempi Il film di quelle ore in mare aspettando l’arrivo dei soccorsi
Dalla lite con Malta all’intervento italiano: come è andata
Potrebbero POZZALLO (RAGUSA) essere più di quattro i migranti annegati per raggiungere le navi italiane che li stavano monitorando. Della loro morte risponderanno gli undici scafisti, fermati ieri dalla procura di Ragusa, che li avevano portati nell’ultimo tratto di un viaggio costato fino a diecimila euro. Soldi versati, di tratto in tratto, nel corso del lungo cammino a chi li rapiva e chiedeva ogni volta alle famiglie un nuovo riscatto. Dovevano arrivare in gommone, ma all’ultimo momento li avevano stipati in quel barcone, hanno riferito, perché avevano saputo della linea dura sull’accoglienza che rende più incerto l’esito di un rovesciamento del gommone.
Di quelle morti hanno parlato i parenti degli annegati. E le relazioni di servizio, della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, ora agli atti. Il film della tragedia sarà valutato per capire se quelle morti potevano essere evitate.
Eccolo. Sono le 16.30 del 13 luglio quando Matteo Salvini denuncia su Facebook: «Da stamattina c’è una nave nelle acque di Malta. In Italia non può e non deve venire». Il barcone era monitorato dalle prime luci dell’alba. Sono le 4.25 quando il Maritime rescue coordination center italiano (Mrcc), che coordina il soccorso, riceve la segnalazione di un barcone con circa 450persone a bordo. È ancora in area Sar maltese. I migranti riferiscono della «presenza a bordo di minori con necessità di assistenza urgente». Malta viene avvisata immediatamente, dirà la Farnesina. Alle 06.52 l’mrcc assume il coordinamento dell operazioni e invia un aereo. Alle 8.07 il barcone viene individuato. È in acque maltesi. Ed è alla deriva.
Alle 9.45 Malta sonda una eventuale cooperazione. Ma non disloca mezzi navali, né dirotta unità mercantili. L’italia vede. La Farnesina chiede a Malta di attivare interventi operativi, ai quali la Guardia costiera potrà offrire assistenza. Inutile. Più tardi dirà che i migranti, volevano venire in Italia.
Dopo l’altolà di Salvini, arriva quello di Danilo Toninelli cui fa capo la Guardia costiera: «La nostra Guardia costiera potrà agire, se serve, in supporto, ma Malta faccia subito il suo dovere».
Nella stiva si soffoca. «Non respiravamo. Non c’era acqua. Avevamo sete. Paura», raccontano i parenti degli annegati.
Alle 19 il barcone entra in acque Sar italiane. Il Viminale dice che si dirige verso Lampedusa. Il resto lo ricostruisce la Mobile. Alle ore 20.30 il Pattugliatore della Guardia di Finanza «Monte Sperone» procede
in ausilio alla vedetta v.2067 del Roan di Palermo. I migranti iniziano a sperare in un soccorso.
Passano 5 ore. Niente. Alla fine un gruppo si getta in acqua. È l’1.42 quando il pattugliatore «Monte Sperone» usa «entrambi i battelli al fine di soccorrere alcuni migranti presenti in acqua e successivamente abbordare il peschereccio per ristabilire l’ordine ed operare il soccorso, poiché parte dei passeggeri si era tuffato per raggiungere a nuoto le navi italiane», si legge nelle carte della procura. Nessuno sa il numero preciso di quanti si gettano. In 26 vengono recuperati vivi. Solo chi ha un parente sarà nel computo degli scomparsi in acqua.
Non si attende più. Solo cinque minuti dopo inizia ciò che si era atteso per ore. «Alle ore 1.47, entrambe le unità della Cp “319” e “312” iniziano il trasbordo dei migranti dal peschereccio», ricostruisce la Mobile. Terminati i primi due trasbordi, i cittadini extracomunitari vengono ulteriormente trasbordati a bordo del pattugliatore Monte Sperone. Vengono sbarcati 257 cittadini extracomunitari, di cui 18 bambini, 48 donne e 191 uomini. Alle ore 5, il pattugliatore resta in zona operazioni in attesa dell’arrivo della Protector di Frontex). Le operazioni di trasbordo si concludono alle 7.22.