Corriere della Sera

E Maria Callas lasciò il marito rapita da Onassis

Montecarlo, luglio 1959: la Callas e il consorte-agente salgono sullo yacht di Aristotele Onassis Pochi giorni dopo, in mezzo al mare, la Divina cade tra le sue braccia Ma poi il magnate greco porterà all’altare Jacqueline Kennedy

- di Candida Morvillo

Quando il 22 luglio 1959, alle tre del pomeriggio, Maria Callas s’imbarca sul monumental­e Christina ancorato a Montecarlo, ha 35 anni ed è già Maria Callas. È la Norma, la Traviata, è il soprano che fa venir giù dagli applausi i teatri. Per molti ha già dato tutto, troppo, ed è finita, ma questo è un pezzo di storia che varrà la pena raccontare quando saremo sul Christina. Le foto di quel pomeriggio restituisc­ono solo l’immagine della diva che, da quando ha perso 30 chili, è anche icona della moda. In quel momento, da 10 anni e ancora per poco, è la rispettabi­le moglie dell’italiano Giovanni Battista Meneghini, industrial­e di laterizi e suo agente, corpulento e più anziano di 28 anni. L’uomo che li accoglie a bordo è l’armatore Aristotele Onassis, detto Aristo o Ari, greco come Maria, un profilo da squalo, il fascino rustico di chi si è fatto da sé. Esiste una foto presagica dello sconquasso che sta per scuotere quel panfilo di 99 metri dove Sir Winston Churchill è arrivato già da un’ora con la famiglia e 12 persone di staff, ed è una di quelle rare foto che inchioda l’attimo a monito eterno. È stata scattata il 17 giugno al Dorchester Hotel di Londra: Maria è stretta nella morsa di due uomini, Onassis la sta salutando, ha la testa nell’incavo del suo collo e le mani la ghermiscon­o come a trattenerl­a per sempre, Meneghini la abbraccia da dietro e ha afferrato una mano del greco come a staccarlo dalla moglie. C’è stata Medea al Covent Garden, l’armatore ha dato una festa e lì ha invitato in crociera il soprano e il marito. Gli sventurati hanno accettato. Meneghini ne pagherà il prezzo di lì a poco, in mezzo al mare, la notte in cui la moglie di Onassis, Tina, entra nella sua cabina. Tutti sanno, solo lui non si è accorto. Gli dice: «Siamo due disgraziat­i. La tua Maria è in salone, tra le braccia di mio marito. Te l’ha portata via. Mi spiace, ma per te. Io avevo già deciso di lasciarlo. Povero Battista, ma anche povera Maria: si accorgerà di che uomo è». Ed è così che andrà. Per la prima volta, per Ari, Maria antepone l’amore alla musica. Comincia a cantare meno e peggio. «Per lui ho abbandonat­o una carriera incredibil­e», scriverà a un’amica nel ‘68. «Mi ha fatta diventare un suo animale domestico. È un porco. Mi ha tradita».

Dal primo giorno, Maria vuole sposare Onassis. Lotta per il divorzio nella sua Grecia, in America dov’è nata e ha la cittadinan­za, in Italia, dove s’era sposata e il divorzio neanche esisteva, dove Meneghini vuole farla arrestare perché l’adulterio, solo quello della moglie, è ancora un reato punibile col carcere. Per anni, Maria affronta la gogna pubblica sui giornali. Ma quando torna libera, e Onassis anche è libero, la proposta non arriva. Il 20 ottobre 1968, Onassis sposa a tradimento Jacqueline Kennedy, la vedova del presidente ucciso nel ‘63 a Dallas. Callas non si riprenderà mai. È allora che scrive la lettera in cui lo chiama porco.

Poche settimane dopo il matrimonio, Ari è già a Parigi, alla porta di Maria, che la implora di aprirgli. Le lettere venute alla luce dopo la morte del soprano

raccontano la pena e la follia dei loro incontri clandestin­i negli anni a venire. Maria, che voleva essere la moglie, si consuma nel ruolo dell’amante. Chiama Jackie «la falsa moglie», mentre lei si sente «la vera» e spera. Come se il mondo potesse perdonarle l’impudenza di rubare il marito alla vedova d’america che tutti ricordano rientrare, sola, alla Casa Bianca, col vestito rosa sporco di sangue del marito. Una notte, davanti all’ennesima promessa mancata di Onassis, Maria ingurgita troppi tranquilla­nti, finisce all’ospedale, i giornali parlano di tentato suicidio. La governante ricorderà: «Arrivarono centinaia di fiori. La signora era felice, le piaceva l’affetto delle persone. Diceva: non mi era mai capitato di ricevere tanti fiori senza cantare». C’è tutta Callas in quella frase, in quel frangente, tutto il suo disperato bisogno di essere amata, non importa come, non importa perché.

Non finirà lì, con Ari. Maria non aveva messo in dubbio il suo amore neanche quando era rimasta incinta e lui le aveva chiesto di abortire. Lo racconta il biografo Nicholas Gage, non da tutti creduto. Scrive che Maria, il 30 marzo 1960, aveva partorito, di nascosto, un figlio da lei desiderati­ssimo e da Onassis non voluto. Il bimbo, nato settimino e subito morto, era stato concepito nell’agosto 1959, sul Christina, dove la diva bersagliat­a dai flash era già una donna che si sentiva affondare. Nel gennaio ‘58 era stata fischiata a Roma, aveva mal di gola, ma doveva cantare, c’era il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Altre volte sarebbe stata fischiata, e si era fatta la fama di despota e capriccios­a. In quel 1959 è in rotta con La Scala e il Metropolit­an. Quando sale sul Christina, è stremata dalla mole di esibizioni che le stanno sfibrando la voce. Ce l’ha col marito, lo accusa di imporle un calendario insostenib­ile, di amministra­rla male. È di questo che parla con Ari nelle prime notti in cui restano a chiacchier­are. Onassis si propone di creare per lei, a Montecarlo, una compagnia tutta sua, dove avrebbe potuto esibirsi solo in ciò che voleva. Saranno promesse non mantenute. Maria continuerà a cantare anche quando non ha voce, a Dallas, a Kansas City, ovunque. Nel ‘65, a Parigi, finisce malamente il secondo atto della Norma e annulla il terzo; a Londra, delle quattro Tosca previste, riesce a tenere solo la prima. Ari non va a vederla quasi mai. In verità, l’opera lo annoia. Però, quando nel 1975 muore, porta in ospedale la coperta rossa di Hermés che gli aveva donato Maria. Lei morirà di crepacuore il 16 settembre 1977.

Alla governante Bruna aveva scritto: «Fai spargere le mie ceneri nell’egeo, abbraccerò il mio Aristo attraverso il mare». Oggi quel mare è ancora solcato dal Christina. Lo si noleggia per 455 mila euro a settimana. Il sito che lo propone cita tra le celebrità che ha ospitato Jackie Kennedy, ma non Maria Callas.

Passione infelice

Per la prima volta il soprano antepone un uomo alla musica «Per Ari ho abbandonat­o una carriera incredibil­e»

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(Getty) Sullo yacht Luglio 1959, Montecarlo: Onassis (primo a sinistra), Winston Churchill (di spalle), Maria Callas e il marito Giovanni Battista Meneghini (ultimi a destra)

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