Alla Ferrari arriva Camilleri, ex numero uno di Philip Morris
Egiziano di origini maltesi, tra i manager più pagati degli Stati Uniti. Già nel board di Maranello
Conosciuto per il suo understatement. Poche interviste, poche foto. Eppure manager globetrotter, incarichi iper-prestigiosi come i tanti anni al vertice di Philip Morris. Stipendi da capogiro, tra i Ceo più pagati degli Stati Uniti e un patrimonio personale stimato in 150 milioni di sterline. A Sergio Marchionne — costretto dalle condizioni di salute a lasciare la guida di Ferrari, ma con il Cavallino davanti a tutti nella classifica costruttori della Formula Uno e con Sebastian Vettel a dominare quella dei piloti — subentra Louis Carey Camilleri, già nel board della casa di Maranello. Nato ad Alessandria d’egitto da famiglia maltese, ha 63 anni. Studi di economia e business in Inghilterra e in Svizzera, a Losanna, dove si è laureato, la carriera di Camilleri inizia da lontano. Lavora con WR Grace and Company come analista di business, ruolo che ricopre anche all’assunzione in Philip Morris, nel 1978. Pochi immaginano che quel giovane diventerà dopo alcuni anni il tycoon del tabacco. È il classico self made man, cui le cronache dei settimanali patinati ora attribuiscono una relazione con la top model Noemi Campbell per alcune foto insieme in diversi locali esclusivi di Londra.
Illazioni o meno, ciò che è certa è la sua grande passione per la Formula Uno e la sua predilezione per il Cavallino. Raccontano che è ospite fisso da parecchi anni delle cene di gala a Monza che precedono il Gran Premio d’italia anche quando era presidente di Philip Morris (storico sponsor della Ferrari).
Camilleri, con John Elkann nelle vesti di presidente, è una scelta del consiglio di amministrazione in perfetta continuità con la gestione Marchionne. I due hanno un legame di profonda amicizia che hanno imparato a coltivare sin dai tempi in cui Marchionne entrò nel board di Philip Morris. L’ambizione, a questo punto, è di tornare alla vittoria del mondiale piloti e costruttori dopo anni di insoddisfazioni. D’altronde sul fronte societario e industriale i soci di Ferrari (il 10% è flottante dopo la doppia quotazione a Wall Street e a Piazza Affari, l’80% è in mano ad Exor, la holding degli Agnelli, l’altro 10% è riconducibile a Piero Ferrari, figlio di Enzo) hanno ben poco da preoccuparsi. Nel primo trimestre dell’anno l’ebit è aumentato del 25% a 210 milioni di euro. Recentemente è cambiato anche il direttore finanziario. Ora è Antonio Picca Piccon.