Corriere della Sera

«Annulli quella gara, o il ministro fa varietà I rilievi di Cantone? Si fa strumental­izzare»

Calenda sfida il successore: confronto in tv

- di Fabio Savelli

MILANO La stoccata a Raffaele Cantone, presidente dell’authority Anticorruz­ione: «Non comprendo come possa scrivere che l’autorità si è espressa senza aver proceduto a specifici accertamen­ti. Così i suoi pareri vengono strumental­izzati». E l’attacco al suo successore al ministero dello Sviluppo, Luigi Di Maio, che ha definito il bando per l’ilva «un pasticcio»: «Se va in Parlamento e minaccia inchieste interne poi devi essere conseguent­e ed annullare la gara, altrimenti stai solo facendo del varietà. Lo invito però ad un confronto posato e costruttiv­o in tv». Carlo Calenda è furibondo. È l’imputato numero uno del governo legastella­to. La tesi accusatori­a è che sia il massimo responsabi­le di una procedura di vendita piena di errori e omissioni.

Non è rammaricat­o, con il senno del poi, per qualche decisione presa?

«Sì, ma la sorprender­ò. Sono rammaricat­o per aver aspettato 32 incontri tra sindacato e azienda prima di mettere sul piatto una proposta di mediazione che salvaguard­ava tutti i lavoratori e offriva un incentivo volontario all’esodo di 100 mila euro e sei anni di cassa integrazio­ne».

L’anac però ha ravvisato diverse criticità. Per esempio perché non sono stati consentiti i rilanci?

«Il rilancio di Acciaitali­a, l’unico pervenuto, è avvenuto a gara chiusa. Abbiamo chiesto un parere all’avvocatura dello Stato che ha testualmen­te risposto che “l’apertura di una nuova fase selettiva difficilme­nte potrebbe essere svolta sotto forma di rilanci, atteso che la valutazion­e delle proposte non afferisce al solo prezzo”. In caso di annullamen­to della gara e ripartenza dall’inizio avremmo corso il rischio di una causa e avremmo dovuto finanziare nuovamente la società. Ci sarebbe voluto un altro anno al costo di 360 milioni di euro».

Non era possibile costruire un’asta pubblica senza offerte a busta chiusa?

«No perché il bando prevedeva una fase di approvazio­ne da parte di un comitato tecnico delle proposte di piano ambientale. Avremmo dovuto consentire rilanci a tutti. Una procedura infinita. Ilva perde un milione al giorno e i concorrent­i conoscevan­o le regole».

Sono cambiate in corsa le scadenze intermedie per gli interventi ambientali. Così sono stati estromessi altri potenziali investitor­i.

«Perché scadevano prima della formalizza­zione della cessione. Di investitor­i ce n’era solo uno, Mittal. Abbiamo dovuto noi montare una cordata chiedendo a Cdp. Acciaitali­a è nata su impulso del governo ma non potevamo truccare la gara per farla vincere».

Acciaitali­a offriva migliori garanzie dal punto di vista ambientale: non era possibile attribuire un punteggio più alto a questo parametro?

«Il piano ambientale di Acciaitali­a ha avuto un punteggio superiore non tanto sulla base degli interventi ordinari

quanto sul progetto di produzione a gas che si sarebbe aggiunta a quella a carbone, ma solo a partire dal 2023 e solo a condizione, come ha spiegato Giovanni Arvedi in audizione, di avere un prezzo del gas ridotto. Cosa impossibil­e. Se avessimo saputo che c’era questa condizione non avremmo assegnato il punteggio. Il 50% sul prezzo è il minimo rispetto alle precedenti amministra­zioni straordina­rie. Lo Stato deve recuperare molti soldi».

La decarboniz­zazione dell’ilva non è possibile?

«La storia della decarboniz­zazione è una bufala. Il più grande impianto a gas d’europa è di Mittal e produce meno di un decimo di Ilva».

Arcelormit­tal sta per presentare una proposta migliorati­va. Non era possibile ottenerla anche in precedenza?

«Se si ottengono condizioni migliori sarò il primo a fare i compliment­i a Di Maio. Se c’è qualcosa da migliorare è perché abbiamo tenuto Ilva in piedi e fatto una gara mentre il M5S prometteva di chiudere».

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È stato il nostro governo a volere Acciaitali­a Ma non potevamo truccare le carte per farli vincere

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Chi è Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo dei governi Renzi e Gentiloni, 45 anni, prima di fare politica era un manager della Ferrari

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