Corriere della Sera

La magnate del carbone che finanzia gli scettici del clima

- Francesco Giamberton­e

Una sola goccia nel mare può trasformar­si in uno tsunami. E sulla riva ad aspettarlo c’è finita Gina Rinehart, la donna più ricca d’australia: nuotava felice in un oceano (di soldi) e ora rischia di annegarci dentro.

La 64enne Rinehart, un patrimonio personale di 18 miliardi dollari, da oltre vent’anni guida la più grande industria mineraria del suo continente, la Hancock Prospectin­g ereditata dal padre. Come molti altri magnati, Gina — settima donna più ricca sul pianeta — è felice di fare beneficenz­a, ma non ama rivelare in favore di chi. Pochi giorni fa ci ha pensato una corte del New South Wales, che è andata a indagare nei conti dell’azienda per conto della figlia di Rinehart, la 41enne Bianca, in guerra legale con la madre da anni per il controllo dell’impero. E ha scoperto che Gina, tra il 2016 e il 2017, ha finanziato con 4,5 milioni di dollari l’institute of Public Affairs, un think tank che promuove lo scetticism­o sul cambiament­o climatico. Niente di illegale al momento, ma di sicuro piuttosto imbarazzan­te per la donna diventata ultraricca grazie al carbone fossile. Quella che in più di un’intervista aveva sostenuto che «non esiste uno studioso in grado di dimostrare che uno 0,38% in più di anidride carbonica possa causare un aumento del surriscald­amento globale»; la stessa che minimizzav­a l’impatto dell’industria australian­a definendo il suo «un Paese relativame­nte piccolo».

A sostegno delle sue tesi negazionis­te, Rinehart poteva citare una serie di studi finanziati dall’ipa e quindi (di fatto) da lei stessa. Grazie ai fondi «di donatori che preferisco­no rimanere anonimi», l’ipa ha pubblicato varie ricerche: l’ultima, del 2017, concludeva che «la maggior parte del riscaldame­nto globale recente è attribuibi­le a variazioni naturali», e non certo ai combustibi­li fossili usati dall’uomo con cui Gina è diventata miliardari­a. Studi che secondo molti, tra cui Gavin Schmidt della Nasa, sono «imbarazzan­ti e privi di ogni fondamento scientific­o».

L’institute of Public Affairs che da anni sponsorizz­a anche i tour di Christophe­r Monckton, deputato britannico dell’ukip tra i più famosi scettici del cambiament­o climatico, finora aveva taciuto sui finanziato­ri. Più che una donazione, Gina ha fatto un investimen­to. Una goccia nel suo mare di denaro ma un gran sostegno per la lobby: l’ipa, che non è obbligata a pubblicare i propri bilanci, diceva di essere finanziata da individui per il 91%. Invece quei 4,5 milioni ricevuti dall’azienda di Rinehart costituire­bbero circa i due terzi del loro fatturato. Una bugia, e forse non l’unica.

 ??  ?? Presidente Gina Rinehart, 64 anni, a capo di Hancock Prospectin­g dal 1992 (Getty)
Presidente Gina Rinehart, 64 anni, a capo di Hancock Prospectin­g dal 1992 (Getty)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy