«La mia Chiara e la beatificazione Il mondo colpito dal suo gesto»
Incinta, rifiutò le cure. Il padre: siamo stupiti
ROMA «Chiara? Era una ragazza normale. Sempre allegra, positiva, autoironica. Non ha preso sul serio nemmeno la malattia, ci scherzava sopra, fino alla fine. Le piaceva viaggiare, amava la musica, suonava il piano e il violino, ha avuto un fidanzamento con alti e bassi. Era profondamente cattolica, ma non bigotta. Aveva molti amici non credenti, li rispettava, discutevano. Ma era anche molto determinata, coerente fino in fondo con i suoi valori».
Roberto Corbella è il papà della ragazza romana morta a 28 anni nel giugno 2012, dopo aver rifiutato di curarsi dal cancro diagnosticato al quinto mese della terza gravidanza, per evitare di mettere a rischio il suo bambino. Ora la Diocesi di Roma ha aperto la causa di beatificazione e canonizzazione. L’editto firmato lo scorso 2 luglio la definisce «laica e madre di famiglia, sposa e donna di grande fede in Dio»: il documento è firmato dal Vicario di Roma Angelo De Donatis, il postulatore della ● A sei anni dalla morte, la diocesi di Roma ha avviato il processo di beatificazione e canonizzazione di Chiara Corbella
● La donna scelse di non curarsi perché incinta di Francesco (nella foto, in braccio al padre Enrico Petrillo) causa sarà il padre carmelitano Romano Gambalunga, che ha già seguito la canonizzazione della prima coppia di sposi diventati santi insieme, i Martin, peraltro genitori di S. Teresa di Lisieux.
La breve vita di Chiara è stata tutta un inno alla gioia della fede. Prima di Francesco, nato nel maggio 2011, lei e il marito Enrico Petrillo avevano già avuto altri 2 figli affetti da patologie gravissime e morti poco dopo la nascita: la prima, Maria Grazia Letizia, era anencefalica, mentre Davide Giovanni è nato con malformazioni «incompatibili con la vita»: «Ma perfettamente compatibili con quella eterna», diceva Chiara.
«Tutto quello che è successo dopo la sua morte ci ha sorpreso e continua a sorprenderci — spiega il padre —. Già dal funerale, con tantissima gente e un clima quasi allegro, di gioia in senso cristiano. E poi la notizia della causa: sapevamo che se ne parlava, ma è stato molto più veloce di quanto pensassimo. Lei era un punto di riferimento per molti, sapeva ascoltare, stare vicino a chi aveva bisogno di aiuto. Ora abbiamo scoperto che c’è un gruppo Facebook in Brasile, dove Chiara non era mai stata, né conosceva nessuno, seguito da 15 mila persone».
Su Google, digitando il nome di Chiara ci sono 218 mila risultati e il sito (www.chiaracorbellapetrillo.it) dell’associazione aperta dagli amici della giovane mamma riceve ogni giorno richieste di preghiere, grazie e intercessioni: la fama di santità di Chiara corre veloce.
«Credo che la considerino una come loro, con cui confidarsi e chiedere aiuto — commenta il padre —. Lei era così, sempre sorridente e gioiosa anche negli ultimi giorni. Si affidava alla volontà di Dio e non si è mai lamentata, nonostante i dolori e la morfina. Si preoccupava per la nonna, colpita da un ictus e finché ha potuto è andata a trovarla spesso. Se aveva dubbi, paure? Non lo so, se li ha avuti Ultimo saluto Un dettaglio dal funerale di Chiara Corbella, celebrato il 16 settembre del 2012 non li ha manifestati, non l’ho mai vista triste. E sembra assurdo dirlo, ma i suoi ultimi giorni nella nostra casa al mare, nonostante tutto, sono stati un periodo bellissimo, uno dei migliori per la nostra famiglia. Eravamo tutti insieme, con gli amici che venivano a trovarla ogni giorno e pregavano con noi. Ma anche quando sono nati i primi bambini abbiamo festeggiato con Chiara e Enrico, a differenza di quanto accade in questi casi, con le foto e tutto il resto. E 2 mesi prima di morire ha voluto organizzare un pellegrinaggio a Medjugorje per ringraziare la Madonna del sostegno che le dava».
C’è una frase che Chiara aveva imparato dai francescani di Assisi e ripeteva spesso: «Piccoli passi possibili», bisogna fare ogni giorno quello che si può, verso il bene. Ora i suoi passi sono verso gli altari.