Tac e radiografia sul Mantegna «Ora siamo pronti al restauro»
Bergamo, esaminata la tavola attribuita al maestro. «Il viso è rovinato»
BERGAMO Il paziente Andrea Mantegna è appoggiato sul lettino della Tac. «Deve restare immobile», scherza Enzo Angeli, responsabile del Dipartimento di diagnostica per immagini di Humanitas Gavazzeni di Bergamo, indossando guanti bianchi per l’assistito «straordinario»: la tavola «Resurrezione di Cristo».
È il capolavoro di Andrea Mantegna del 1492, la cui paternità è stata attribuita nel maggio scorso da Giovanni Valagussa, conservatore dell’accademia Carrara, durante la ricognizione delle opere in deposito. Doveva redigere il catalogo «Dipinti italiani del Trecento e del Quattrocento», ha ripreso tra le mani l’opera, notato una piccola croce sul margine inferiore della tavola. Dopo indagini e confronti, la scoperta: la croce combacia con l’asta della «Discesa di Cristo al limbo» di Mantegna, di collezione privata. Eureka, il particolare ha risolto la tortuosa storia di attribuzioni del dipinto, considerato prima di bottega e poi del figlio del noto Maestro.
La tavola è arrivata ieri pomeriggio nell’azienda ospedaliera, che per la prima volta esegue indagini diagnostiche su un’opera d’arte. Tra i corridoi del reparto di Radiologia la curiosità è tanta. «Essendo un’esperienza nuova abbiamo prima fatto dei test su tavole antiche del Cinquecento di mia proprietà», svela Angeli. Ieri il capolavoro è passato sotto la Tac e i raggi X, «ma l’intensità dei raggi è bassa, perché il Mantegna è un paziente sottile, non esistono parti anatomiche umane così fini, forse un dito mignolo», prosegue il responsabile del dipartimento.
«Queste approfondite indagini scientifiche — dice Valagussa — sono propedeutiche al restauro. La Tac svela l’interno della tavola, leggendone le fibre lignee, le gallerie di tarli e la presenza di corpi estranei come chiodi, mentre la radiografia digitale fa emergere gli strati pittorici». Per conoscere gli esiti definitivi è ancora presto. «Non ci sarà un referto scritto, il paziente non avrà una cartella, ma ne conserveremo le immagini», aggiunge Angeli, che con la restauratrice Delfina Fagnani analizzerà gli elaborati.
Sullo schermo del pc arrivano le prime scansioni della Tac, che ha tagliato la tavola «in 1.300 piccole fette sotto al millimetro», spiega il responsabile, mostrando le parti scure che indicano le cavità, gli oggetti metallici e i canali dei tarli, accentrati nella parte più tenera del legno. È di pioppo, «di ottimo taglio», prosegue il conservatore, indicando poi il volto del Cristo, poco leggibile, come il braccio e la mano di sinistra. «Il viso è rovinato, forse per una vecchia ripulitura che lo ha abraso, mentre quello del soldato è ben conservato», precisa.
La conferma arriva dalla radiografia, che scende nei dettagli delle stesure pittoriche. «Il volto è privo di dettagli, pertanto la restauratrice non dovrà soffermarsi, non troverà nulla — osserva Valagussa —. Le parti più bianche sotto i raggi X indicano invece una maggiore presenza di piombo nei pigmenti. Alla fine del restauro saranno quelle più brillanti». E lo si vedrà entro la fine dell’anno. «La tavola sarà restaurata per il 2018 — conclude Maria Cristina Rodeschini, direttore della Carrara —. Mentre l’obiettivo del 2019 è di ricongiungerlo con la Discesa di Cristo al limbo».