Corriere della Sera

UNA TRAGEDIA AFRICANA: MIGLIAIA DI STRANIERI ESPULSI DALL’ALGERIA

- di Lorenzo Cremonesi

Mentre i Paesi europei sono impegnati in polemiche furibonde sulla gestione del fenomeno migratorio, l’algeria sta tranquilla­mente espellendo nella totale impunità migliaia di lavoratori africani senza alcun rispetto per i loro diritti e con modalità da crimine organizzat­o. Il fenomeno è relativame­nte nuovo, ma viene registrato dalle agenzie Onu e dalle organizzaz­ioni non governativ­e in Niger. Lo confermano allo Unhcr, l’agenzia Onu sui profughi. E lo denunciano con forza i responsabi­li dello Iom, l’organizzaz­ione Internazio­nale sulle Migrazioni. «Da febbraio i lavoratori africani espulsi in malo modo sui due piedi dalle autorità di Algeri verso il territorio del Niger sono tra i 10.000 e 15.000. Ma potrebbero essere molto più alti, visto che solo una parte si registra ai nostri uffici», ci spiegava il 18 luglio Alberto Preato (nato 35 anni fa a Verona), dal 2016 responsabi­le del quartier generale di Niamey. Le modalità sono molto simili nei racconti delle vittime. Non si tratta affatto di migranti appena arrivati nella gerontocra­zia di Abdelaziz Bouteflika senza lavoro, oppure impegnati a sopravvive­re con mezzucci di ripiego al limite della legalità. Quelli che noi stessi abbiamo incontrato nei campi locali della Iom, gli ultimi scacciati sono originari del Mali e del Camerun, lavoravano da almeno due o tre anni nella regione di Algeri. Operai edili, imbianchin­i, artigiani di ogni tipo. «In maggioranz­a raccontano di essere vittime di retate dalla polizia algerina. Gli agenti si sono fatti consegnare tutto: soldi, auto, cellulari e documenti. In qualche caso hanno voluto vedere le abitazioni dei loro prigionier­i per derubarle indisturba­ti. Poi, senza alcuna spiegazion­e, li hanno scortati al confine. Un lungo viaggio in jeep in pieno deserto a sud di Tamanrasse­t, quindi a piedi, da soli sotto il sole», aggiunge Preato. Alcuni hanno dovuto marciare per oltre 20 chilometri senza una goccia d’acqua prima di arrivare a Assamka, il posto di blocco dove i soldati del Niger li hanno finalmente dissetati.

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