STASI ISTITUZIONALE SULL’ALZHEIMER
La demenza in generale, e la forma di Alzheimer in particolare, stanno lentamente divenendo un incubo nell’immaginario collettivo . L’invecchiamento progressivo della popolazione da un lato e la crescente capacità di raggiungere una diagnosi precisa e precoce dall’altro, hanno iscritto la patologia nella lista delle emergenze sanitarie. I trattamenti terapeutici sin qui tentati con farmaci e metodiche riabilitative sono iniziati sempre quando i sintomi del declino cognitivo erano già manifesti. Evidenze scientifiche ci dicono però che l’attacco alle strutture e ai circuiti nervosi inizia molti anni prima della comparsa dei sintomi. Questi ultimi non ci sono o sono minimi perché nel nostro cervello c’è un numero enorme di cellule, di circuiti e di sinapsi pronti a entrare in gioco per sostituire quelli danneggiati o distrutti dalla malattia. Questo meccanismo permette di ritardare anche di anni la comparsa dei disturbi, ma a un certo punto si arriva a una soglia superata la quale la malattia comincia la sua fase di progressione clinica ineluttabile.
A una domanda così articolata e complessa quale quella posta da una malattia neurodegenerativa come questa le istituzioni in generale e quelle deputate alla salute in particolare dovrebbero dare una risposta integrata e sinergica in termini di progetti, finanziamenti, percorsi dedicati, supporti medico-assistenziali e sociali. Una reale collaborazione istituzionale dovrebbe fornire a malati e famiglie la consapevolezza che tutti sono uniti nell’interesse dei pazienti. Quante volte invece ricerche anche di grande spessore su un tema di grande rilievo clinico e sociale come la malattia di Alzheimer sono state ritardate o sterilizzate a causa di una scarsa interazione tra Ministeri, Agenzie e Organizzazioni, ognuno racchiuso nella propria ottica territoriale? Quante volte una buona idea prodotta dai nostri ricercatori non è stata sviluppata per prima in Italia per ritardi e lentezze burocratiche, finendo per fare la fortuna di altri Paesi dove si è investito su quel determinato progetto? Abbiamo la fortuna di avere esperti di rilievo internazionale e di associazioni di malati attente e dedicate. Incapacità, lentezza, mancanza di volontà nell’instaurare dialoghi costruttivi fra gli attori decisivi per valorizzare questo patrimonio di competenze creano uno stallo il cui prezzo è pagato da malati e famiglie.
Direttore Neuroscienze Policlinico Gemelli, Roma