Così si riconosce e si cura l’otite «da piscina»
È molto dolorosa ma risponde bene alla terapia antibiotica locale. Una volta guarita è importante adottare alcune precauzioni per evitare le ricadute
Il sintomo principale dell’otite esterna è un dolore fortissimo, che insorge rapidamente (entro 48 ore) e rende impossibile anche il sonno. Il paziente non tollera alcun tipo di contatto con l’orecchio infiammato e per il medico può essere impossibile la visione del canale auricolare tramite l’otoscopio. Solitamente la terapia (a base di antibiotico locale in gocce) elimina gran parte del disagio già dalla prima applicazione. alle domande dei lettori sulle malattie infettive dei bimbini all’indirizzo
forumcorriere .corriere.it/ malattieinfettivebambino
www.corriere. it/salute/ malattie_ infettive
Una fitta lancinante, che provoca un dolore insopportabile all’orecchio: è il sintomo principale dell’otite estiva, un’infiammazione del canale uditivo esterno che può colpire bambini e adulti (ha un’incidenza massima tra i 5 e i 14 anni) legata all’immersione in acque fortemente contaminate da batteri come Pseudomonas aeruginosa o Staphylococcus aureus. Il primo, più «cattivo», si trova nelle piscine (se non adeguatamente controllate), mentre il secondo può proliferare anche in acque marine.
Solitamente l’otite esterna si sviluppa in forma acuta e dura meno di tre settimane: a fronte del dolore intenso mostra un’ottima risposta alla terapia e i sintomi migliorano già dopo la prima somministrazione. La cura consiste in gocce antibiotiche auricolari: le nuove formulazioni possono essere date anche a bambini piccolissimi, già dall’anno di vita, perché non hanno gli effetti collaterali ototossici (con possibili rischi, in caso di perforazione anche minima del timpano) di alcuni prodotti delle generazioni precedenti.
Per una corretta applicazione bisogna tenere l’orecchio rivolto verso l’alto e il canale auricolare va riempito completamente con il farmaco. È utile muovere delicatamente il lobo dell’orecchio per favorire l’eliminazione d’aria. Quindi, bisogna restare in posizione per 2-3 minuti per favorire l’assorbimento ed evitare la fuoriuscita delle gocce. L’antibiotico sistemico (per bocca) non viene usato per l’otite esterna, tranne quando ci sia contemporaneamente un’infezione dell’orecchio medio o si infiammino anche la parte posteriore dell’orecchio e il padiglione, con una forma simile alla mastoidite. I batteri sono presenti nel 98 per cento delle otiti estive, che non hanno mai origine virale.
«L’otite esterna non va in alcun modo confusa con quella interna (otite media), più frequente nei mesi freddi, perché si tratta di due patologie completamente diverse — puntualizza Paola Marchisio, direttore della Pediatria ad alta intensità di cura del Policlinico di Milano —. Per la forma estiva, la terapia è specifica e molto efficace. Non sono rari i casi di bambini che non guariscono dall’otite, ma questo succede proprio perché la forma esterna viene scambiata per interna e l’antibiotico prescritto (per bocca) è inefficace contro il germe in azione».
Come si riconosce il mal d’orecchio «da piscina»? «Innanzitutto dal dolore fortissimo, ma anche dall’edema (gonfiore, ndr) che colpisce il canale uditivo esterno, dal prurito e dalla sensazione di orecchio chiuso — spiega la specialista —. Talvolta il condotto è così gonfio e infiammato che con l’otoscopio non si vede alcunché. Può esserci anche secrezione, soprattutto nei bambini molto piccoli: si formano minuscole vescicole piene di pus, che poi si rompono. Quest’ultima condizione rischia di essere confusa con la perforazione timpanica, conseguenza dell’otite media acuta. In realtà c’è un criterio insindacabile per distinguere le due forme: nell’otite interna c’è molto dolore quando il catarro preme sul timpano, ma con la perforazione e la fuoriuscita delle secrezioni il male passa totalmente. Al contrario, nell’otite esterna, all’aumentare delle secrezioni aumenta la sofferenza. In ogni caso è bene rivolgersi a un medico per un consulto, anche per escludere altre possibili cause di otalgia (dolore all’orecchio), otorrea (fuoriuscita di pus) e infiammazione».
Poniamo che l’acqua di una piscina sia contaminata dal batterio Pseudomonas: possono ammalarsi di otite esterna tutti coloro che la frequentano? «No, il disturbo colpisce solo alcuni soggetti e dipende dalle caratteristiche individuali — chiarisce la professoressa Marchisio —. I fattori predisponenti sono la presenza di infiammazione e micro fissurazioni nel canale auricolare, dovute per esempio all’abitudine dei bambini di mettersi le dita nelle orecchie o anche all’eccesso di igiene. Inoltre, bisogna considerare che stiamo parlando di una struttura anatomica particolare, un tunnel piuttosto piccolo di diametro, in cui l’acqua può ristagnare anche a lungo, diversamente da quanto accade in qualunque altra parte del corpo. Se il canale ha un andamento curvo o tortuoso, il problema diventa ancora più marcato».
Che cosa si può fare per la prevenzione? «Poche regole semplicissime: dopo il bagno in piscina o al mare, sciacquare bene le orecchie nella doccia e alla sera, a casa, asciugare il canale auricolare con il phon tiepido — dice l’esperta —. Se un bambino ha già avuto un’otite esterna o va soggetto al disturbo è bene utilizzare un prodotto a base di acqua borica, che crea nel canale uditivo un ambiente sfavorevole allo Pseudomonas. Con queste accortezze, dopo la completa guarigione, si può riprendere a fare bagni in piscina o al mare. Negli Stati Uniti vengono usate gocce con acido acetico al 2 per cento, molto efficaci nel prevenire ricadute, ma in Italia non sono in commercio. L’acqua borica comunque è un valido sostituto. Sconsiglio invece l’uso di tappi
L’altro tipo
Esiste anche un’otite interna, dovuta a germi che interessano l’apparato respiratorio
Insorgenza rapida (entro 48 ore) di dolore spesso molto forte, prurito, sensazione di orecchio chiuso, secrezione Segni di infiammazione del canale uditivo esterno, con accumulo di liquidi ed eczema, e dei linfonodi vicini
auricolari perché potrebbero portare più svantaggi che benefici. Andrebbero disinfettati sistematicamente e quelli in silicone, soprattutto nei bambini piccoli, rischiano di finire in fondo al canale rendendo difficile l’estrazione. I tappi sono utili solo in caso di otite media con perforazione del timpano, ma devono essere creati su misura per garantire una tenuta ermetica».