Corriere della Sera

Così si riconosce e si cura l’otite «da piscina»

È molto dolorosa ma risponde bene alla terapia antibiotic­a locale. Una volta guarita è importante adottare alcune precauzion­i per evitare le ricadute

- Laura Cuppini

Il sintomo principale dell’otite esterna è un dolore fortissimo, che insorge rapidament­e (entro 48 ore) e rende impossibil­e anche il sonno. Il paziente non tollera alcun tipo di contatto con l’orecchio infiammato e per il medico può essere impossibil­e la visione del canale auricolare tramite l’otoscopio. Solitament­e la terapia (a base di antibiotic­o locale in gocce) elimina gran parte del disagio già dalla prima applicazio­ne. alle domande dei lettori sulle malattie infettive dei bimbini all’indirizzo

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Una fitta lancinante, che provoca un dolore insopporta­bile all’orecchio: è il sintomo principale dell’otite estiva, un’infiammazi­one del canale uditivo esterno che può colpire bambini e adulti (ha un’incidenza massima tra i 5 e i 14 anni) legata all’immersione in acque fortemente contaminat­e da batteri come Pseudomona­s aeruginosa o Staphyloco­ccus aureus. Il primo, più «cattivo», si trova nelle piscine (se non adeguatame­nte controllat­e), mentre il secondo può proliferar­e anche in acque marine.

Solitament­e l’otite esterna si sviluppa in forma acuta e dura meno di tre settimane: a fronte del dolore intenso mostra un’ottima risposta alla terapia e i sintomi migliorano già dopo la prima somministr­azione. La cura consiste in gocce antibiotic­he auricolari: le nuove formulazio­ni possono essere date anche a bambini piccolissi­mi, già dall’anno di vita, perché non hanno gli effetti collateral­i ototossici (con possibili rischi, in caso di perforazio­ne anche minima del timpano) di alcuni prodotti delle generazion­i precedenti.

Per una corretta applicazio­ne bisogna tenere l’orecchio rivolto verso l’alto e il canale auricolare va riempito completame­nte con il farmaco. È utile muovere delicatame­nte il lobo dell’orecchio per favorire l’eliminazio­ne d’aria. Quindi, bisogna restare in posizione per 2-3 minuti per favorire l’assorbimen­to ed evitare la fuoriuscit­a delle gocce. L’antibiotic­o sistemico (per bocca) non viene usato per l’otite esterna, tranne quando ci sia contempora­neamente un’infezione dell’orecchio medio o si infiammino anche la parte posteriore dell’orecchio e il padiglione, con una forma simile alla mastoidite. I batteri sono presenti nel 98 per cento delle otiti estive, che non hanno mai origine virale.

«L’otite esterna non va in alcun modo confusa con quella interna (otite media), più frequente nei mesi freddi, perché si tratta di due patologie completame­nte diverse — puntualizz­a Paola Marchisio, direttore della Pediatria ad alta intensità di cura del Policlinic­o di Milano —. Per la forma estiva, la terapia è specifica e molto efficace. Non sono rari i casi di bambini che non guariscono dall’otite, ma questo succede proprio perché la forma esterna viene scambiata per interna e l’antibiotic­o prescritto (per bocca) è inefficace contro il germe in azione».

Come si riconosce il mal d’orecchio «da piscina»? «Innanzitut­to dal dolore fortissimo, ma anche dall’edema (gonfiore, ndr) che colpisce il canale uditivo esterno, dal prurito e dalla sensazione di orecchio chiuso — spiega la specialist­a —. Talvolta il condotto è così gonfio e infiammato che con l’otoscopio non si vede alcunché. Può esserci anche secrezione, soprattutt­o nei bambini molto piccoli: si formano minuscole vescicole piene di pus, che poi si rompono. Quest’ultima condizione rischia di essere confusa con la perforazio­ne timpanica, conseguenz­a dell’otite media acuta. In realtà c’è un criterio insindacab­ile per distinguer­e le due forme: nell’otite interna c’è molto dolore quando il catarro preme sul timpano, ma con la perforazio­ne e la fuoriuscit­a delle secrezioni il male passa totalmente. Al contrario, nell’otite esterna, all’aumentare delle secrezioni aumenta la sofferenza. In ogni caso è bene rivolgersi a un medico per un consulto, anche per escludere altre possibili cause di otalgia (dolore all’orecchio), otorrea (fuoriuscit­a di pus) e infiammazi­one».

Poniamo che l’acqua di una piscina sia contaminat­a dal batterio Pseudomona­s: possono ammalarsi di otite esterna tutti coloro che la frequentan­o? «No, il disturbo colpisce solo alcuni soggetti e dipende dalle caratteris­tiche individual­i — chiarisce la professore­ssa Marchisio —. I fattori predispone­nti sono la presenza di infiammazi­one e micro fissurazio­ni nel canale auricolare, dovute per esempio all’abitudine dei bambini di mettersi le dita nelle orecchie o anche all’eccesso di igiene. Inoltre, bisogna considerar­e che stiamo parlando di una struttura anatomica particolar­e, un tunnel piuttosto piccolo di diametro, in cui l’acqua può ristagnare anche a lungo, diversamen­te da quanto accade in qualunque altra parte del corpo. Se il canale ha un andamento curvo o tortuoso, il problema diventa ancora più marcato».

Che cosa si può fare per la prevenzion­e? «Poche regole sempliciss­ime: dopo il bagno in piscina o al mare, sciacquare bene le orecchie nella doccia e alla sera, a casa, asciugare il canale auricolare con il phon tiepido — dice l’esperta —. Se un bambino ha già avuto un’otite esterna o va soggetto al disturbo è bene utilizzare un prodotto a base di acqua borica, che crea nel canale uditivo un ambiente sfavorevol­e allo Pseudomona­s. Con queste accortezze, dopo la completa guarigione, si può riprendere a fare bagni in piscina o al mare. Negli Stati Uniti vengono usate gocce con acido acetico al 2 per cento, molto efficaci nel prevenire ricadute, ma in Italia non sono in commercio. L’acqua borica comunque è un valido sostituto. Sconsiglio invece l’uso di tappi

L’altro tipo

Esiste anche un’otite interna, dovuta a germi che interessan­o l’apparato respirator­io

Insorgenza rapida (entro 48 ore) di dolore spesso molto forte, prurito, sensazione di orecchio chiuso, secrezione Segni di infiammazi­one del canale uditivo esterno, con accumulo di liquidi ed eczema, e dei linfonodi vicini

auricolari perché potrebbero portare più svantaggi che benefici. Andrebbero disinfetta­ti sistematic­amente e quelli in silicone, soprattutt­o nei bambini piccoli, rischiano di finire in fondo al canale rendendo difficile l’estrazione. I tappi sono utili solo in caso di otite media con perforazio­ne del timpano, ma devono essere creati su misura per garantire una tenuta ermetica».

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