Quando, per chi e per cosa sono gratuite le cure termali. E come ottenerle
Basta la prescrizione del medico di base se la patologia rientra nell’elenco riconosciuto
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Le cure termali hanno una lunga storia in Italia. Dai tempi di Roma antica, erede anche in questo dei Greci e della medicina ippocratica, hanno sempre goduto di una grande popolarità. Tra Ottocento e Novecento era diventata poi una vera moda (almeno per i ceti abbienti) andare, come si diceva allora, a «passare le acque». Le prime autorizzazioni all’apertura di stabilimenti termali - con tutte le specifiche e i controlli del caso — sono state stabilite da una legge e da un Regio Decreto, rispettivamente del 1919 e del 1924, in coincidenza con il grande boom di questi istituti che ha caratterizzato gli anni Venti. Venendo a tempi più vicini ai nostri, nel 1978, la legge che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale ha dato una definizione scientifica delle proprietà che deve avere un’acqua per essere definita termale e, contemporaneamente, ha riconosciuto l’erogazione delle cure termali come un servizio garantito dal nostro Sistema Sanitario.
«Nel ‘94 — ricorda Carlo Sturani, direttore scientifico di Terme di Sirmione — quando è stata emanata la legge sull’appropriatezza delle cure ed è stato dato un generale “giro di vite”, le cure termali non sono state messe in discussione e nel 2001 hanno ricevuto un assetto definitivo nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Ruolo ribadito nelle successive revisioni, fino all’ultima del 2017, — aggiunge Sturani— a conferma del loro ruolo preventivo e complementare nel contesto della Medicina Ufficiale».
Ma come fare per poter usufruire delle opportunità terapeutiche che offrono le terme? E chi ha diritto a riceverle a carico del Ssn?
Nulla di complicato: basta farsi rilasciare dal proprio
medico di Medicina generale la prescrizione delle cure, che va redatta sulla «vecchia» ricetta rossa e non su quella elettronica (dove questa voce è ancora in fase di messa a punto, come d’altronde quelle relative, per esempio, a interventi di tipo preventivo e riabilitativo).
Da ricordare che oltre al medico di famiglia, anche il pediatra di libera scelta o lo specialista in una delle branche attinenti ai disturbi che possono trovare beneficio dalle cure termali, possono effettuare la prescrizione. Nei Lea
● Le terapie termali hanno ricevuto un assetto definitivo nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, nel 2011
● Il loro ruolo è stato ribadito nelle successive revisioni, fino all’ultima del 2017
A grandi linee le patologie interessate sono quelle otorinolaringoiatriche, quelle respiratorie croniche, le patologie muscoloscheletriche/reumatiche, le flebopatie e le malattie dermatologiche (si veda tabella riportata qui a fianco).
Nella ricetta vanno indicati chiaramente la diagnosi, che deve trovare corrispondenza in una delle patologie individuate dal Ministero della Salute e il ciclo di cure ritenuto necessario.
All’arrivo alle terme il direttore sanitario, o un altro medico incaricato, è tenuto a compilare una cartella clinica, preceduta da una visita medica di ammissione per escludere eventuali controindicazioni cliniche alle cure e per individuarne i tempi e le modalità. Per l’accesso alle cure termali è previsto un ticket di 55 euro. Nessun pagamento è dovuto da chi ha una specifica esenzione, mentre gli assistiti parzialmente esenti pagano una quota fissa per ricetta.
La durata del ciclo di cura è di dodici giorni, poi bisogna valutare con il medico se e quando è opportuno programmarne un altro. Per quel che riguarda il contenimento della spesa pubblica va ricordato ai medici, giustamente preoccupati dei tetti previsti per i loro pazienti, che le cure termali sono «fuori budget» perché viene loro riconosciuto un ruolo preventivo.
«E fare prevenzione significa contribuire a ridurre il rischio di ricadute, garantire un miglior stato di salute ai singoli e avere la possibilità di contenere il continuo incremento di spesa sanitaria legato alle malattie cronico-degenerative» conclude Sturani.
Da ricordare che, naturalmente, le “spese turistiche”: costo del viaggi e del soggiorno sono carico del cittadino.