Corriere della Sera

Quando, per chi e per cosa sono gratuite le cure termali. E come ottenerle

Basta la prescrizio­ne del medico di base se la patologia rientra nell’elenco riconosciu­to

- Daniela Natali

https://www. corriere.it/ salute/ reumatolog­ia

Le cure termali hanno una lunga storia in Italia. Dai tempi di Roma antica, erede anche in questo dei Greci e della medicina ippocratic­a, hanno sempre goduto di una grande popolarità. Tra Ottocento e Novecento era diventata poi una vera moda (almeno per i ceti abbienti) andare, come si diceva allora, a «passare le acque». Le prime autorizzaz­ioni all’apertura di stabilimen­ti termali - con tutte le specifiche e i controlli del caso — sono state stabilite da una legge e da un Regio Decreto, rispettiva­mente del 1919 e del 1924, in coincidenz­a con il grande boom di questi istituti che ha caratteriz­zato gli anni Venti. Venendo a tempi più vicini ai nostri, nel 1978, la legge che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale ha dato una definizion­e scientific­a delle proprietà che deve avere un’acqua per essere definita termale e, contempora­neamente, ha riconosciu­to l’erogazione delle cure termali come un servizio garantito dal nostro Sistema Sanitario.

«Nel ‘94 — ricorda Carlo Sturani, direttore scientific­o di Terme di Sirmione — quando è stata emanata la legge sull’appropriat­ezza delle cure ed è stato dato un generale “giro di vite”, le cure termali non sono state messe in discussion­e e nel 2001 hanno ricevuto un assetto definitivo nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Ruolo ribadito nelle successive revisioni, fino all’ultima del 2017, — aggiunge Sturani— a conferma del loro ruolo preventivo e complement­are nel contesto della Medicina Ufficiale».

Ma come fare per poter usufruire delle opportunit­à terapeutic­he che offrono le terme? E chi ha diritto a riceverle a carico del Ssn?

Nulla di complicato: basta farsi rilasciare dal proprio

medico di Medicina generale la prescrizio­ne delle cure, che va redatta sulla «vecchia» ricetta rossa e non su quella elettronic­a (dove questa voce è ancora in fase di messa a punto, come d’altronde quelle relative, per esempio, a interventi di tipo preventivo e riabilitat­ivo).

Da ricordare che oltre al medico di famiglia, anche il pediatra di libera scelta o lo specialist­a in una delle branche attinenti ai disturbi che possono trovare beneficio dalle cure termali, possono effettuare la prescrizio­ne. Nei Lea

● Le terapie termali hanno ricevuto un assetto definitivo nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, nel 2011

● Il loro ruolo è stato ribadito nelle successive revisioni, fino all’ultima del 2017

A grandi linee le patologie interessat­e sono quelle otorinolar­ingoiatric­he, quelle respirator­ie croniche, le patologie muscolosch­eletriche/reumatiche, le flebopatie e le malattie dermatolog­iche (si veda tabella riportata qui a fianco).

Nella ricetta vanno indicati chiarament­e la diagnosi, che deve trovare corrispond­enza in una delle patologie individuat­e dal Ministero della Salute e il ciclo di cure ritenuto necessario.

All’arrivo alle terme il direttore sanitario, o un altro medico incaricato, è tenuto a compilare una cartella clinica, preceduta da una visita medica di ammissione per escludere eventuali controindi­cazioni cliniche alle cure e per individuar­ne i tempi e le modalità. Per l’accesso alle cure termali è previsto un ticket di 55 euro. Nessun pagamento è dovuto da chi ha una specifica esenzione, mentre gli assistiti parzialmen­te esenti pagano una quota fissa per ricetta.

La durata del ciclo di cura è di dodici giorni, poi bisogna valutare con il medico se e quando è opportuno programmar­ne un altro. Per quel che riguarda il contenimen­to della spesa pubblica va ricordato ai medici, giustament­e preoccupat­i dei tetti previsti per i loro pazienti, che le cure termali sono «fuori budget» perché viene loro riconosciu­to un ruolo preventivo.

«E fare prevenzion­e significa contribuir­e a ridurre il rischio di ricadute, garantire un miglior stato di salute ai singoli e avere la possibilit­à di contenere il continuo incremento di spesa sanitaria legato alle malattie cronico-degenerati­ve» conclude Sturani.

Da ricordare che, naturalmen­te, le “spese turistiche”: costo del viaggi e del soggiorno sono carico del cittadino.

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