«The Good Doctor», il medical drama che conquista le donne
Abbiamo un altro «dottor House»? Era il novembre del 2004 — altra era geologica per la tv — e Italia 1 iniziò la trasmissione di House M.D., un «medical drama» con un protagonista che ragionava come Sherlock Holmes, e che raccolse l’interesse di due milioni e mezzo di spettatori italiani, dopo il successo americano.
Nel 2007 il trasferimento su Canale 5, e il boom con oltre 6 milioni e 700 mila spettatori. Ora siamo in estate, con la programmazione ben più scarica, ma i 5.407.000 spettatori (25,8% di share) raccolti martedì sera, su Rai1, dalla prima puntata di The Good Doctor hanno colpito parecchio. Anche perché, con gli episodi successivi, in seconda serata, si è raggiunto il 31,7%. Sono cifre insolite per un prodotto d’acquisto, tanto più per una serie. The Good Doctor, remake dell’omonima fiction coreana, racconta di un medico del tutto speciale: il giovane Shaun Murphy (F. Highmore) è infatti un chirurgo con sindrome autistica.
Il segreto del boom di quest’esordio è perfettamente leggibile nell’analisi del dato: si tratta di una serie pensata per un network come Abc, dal pubblico particolarmente «largo» (a differenza delle produzioni «di qualità» di Hbo o Netflix, per nicchie globali). La tematica ha intercettato il pubblico tradizionale di Rai1 (oltre 36% di share fra tutti i target sopra i 55 anni), ma non ha lasciato indifferenti i più giovani (20,6% di share fra i 15-24enni, che per una volta hanno premiato la prima rete). Il «medical drama» piace molto al pubblico femminile — leggi alla voce Grey’s Anatomy — che ha premiato il dottor Murphy col 31,5% di share. Negli anni 90 E.R. Medici in prima linea superava su Rai2 la soglia dei 7 milioni di spettatori, confermando la capacità del «medical» di essere popolare e trasversale. The Good Doctor terrà, o crescerà ancora? (a.g.)