Ora la Lega punta sul Tg1, in corsa Sangiuliano E i 5 Stelle in cambio vogliono la guida della rete
Rai1 potrebbe essere affidata a Ciannamea
Le nomine dei tg, com’è noto, sono di competenza dell’amministratore delegato, Fabrizio Salini. E così sarà. Anche se il margine di manovra sarà decisamente limitato, visto che i partiti, nello specifico M5S e Lega, stanno trattando riservatamente da giorni per comporre un pacchetto di nomine equilibrato, dove naturalmente l’armonia da trovare è di potere e riguarda i rapporti di forza interni alla maggioranza.
Per questo, se la presidenza della Rai, salvo contrordini della Commissione di Vigilanza, è andata in quota Lega e l’amministratore delegato, ruolo ben più pesante, è finito a un uomo stimato dal Movimento 5 Stelle, l’altra pedina fondamentale, quella del Tg1, dovrebbe a questo punto finire al Carroccio. Anche se le cose non sono così semplici e il manuale Cencelli contempla anche capitoli esterni alla Rai, come le Fs.
Nelle ultime ore i 5 Stelle si sarebbero convinti a mollare alla Lega la direzione del Tg1 in cambio della direzione della rete. Ruolo che consentirebbe il controllo strategico di programmi utili a influenzare l’opinione pubblica, come «La vita in diretta». In questo schema, al Tg1 potrebbe andare Gennaro Sangiuliano (molto apprezzato da Salvini). La rete potrebbe essere affidata invece a Marcello Ciannamea, che era in lizza per diventare ad. L’attuale direttore di Raiuno, Angelo Teodoli, passerebbe alla direzione dei palinsesti.
Alberto Matano (apprezzato da M5S) potrebbe essere utilizzato per la conduzione di un programma oppure potrebbe finire alla direzione del Tg2. Ma qui c’è un’altra variabile. Perché il trionfalismo della «rivoluzione culturale» della nuova Rai, proclamata via Twitter da Di Maio, deve fare i conti con la Commissione di Vigilanza. Forza Italia tratta con Gianni Letta per capire se è il caso o meno di dare il via libera al presidente Foa. Che ha diretto il sito web del Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi. La direzione di una rete a una personalità vicina a Forza Italia, e la promessa di tenere basso il livello di ostilità verso Mediaset, potrebbe convincere gli azzurri ad abbassare la guardia e a dare i loro voti a Foa. In quel caso, alla direzione del Tg2 potrebbe finire Mario Giordano, sponsorizzato dalla Lega, non sgradito a M5S per le battaglie contro gli sprechi e la (ormai ex) Casta, ma soprattutto apprezzato da Berlusconi. In alternativa, al Tg2 si fa il nome di Alessandro Giuli, studi in filosofia, ex condirettore del Foglio, direttore di Tempi e poi autore televisivo e collaboratore di Libero e dell’inkiesta. L’area culturale è quella di destra e la nuova Lega sovranista lo apprezza. Così come apprezza Luca Mazzà, che litigò con Massimo Giannini ai tempi di Ballarò: il motivo, si disse, era l’eccessivo anti renzismo della trasmissione. Ma i tempi cambiano, ora Salvini apprezza e Mazzà potrebbe essere confermato alla guida del Tg3.
Ma la partita è ancora lunga e i protagonisti non hanno fretta (Antonio Campo Dall’orto ci mise un anno prima di procedere alle nomine). C’è anche da valutare l’innesto di esterni, che potrebbe provocare problemi con Anac e Corte dei Conti. E non è un caso che un comunicato del Cdr del Tg2, oltre a chiedere un’informazione «che non assecondi il racconto dell’odio», chiede un direttore interno: «In Rai ci sono oltre 1.700 giornalisti, non è necessario andare lontano per trovare le professionalità per una direzione».