La moda dell’estate? Il selfie con il drone
Gli scatti dalle spiagge e la nuova moda su Instagram
Èl’estate dei selfie con il drone: superato il cellulare con lo stick, l’ultima moda dall’italia alla Croazia alla Grecia fino ai Caraibi è farsi foto dall’alto. Ma c’è chi chiede multe per chi fa volare i droni sopra i bagnanti.
In principio fu lo smartphone e il suono (inconfondibile) dello scatto. Poi arrivò lo «stick», il bastoncino trasformato estensione metallica o di plastica del braccio umano per immortalarci in un contesto più ampio (e più persone). Ora è la volta del drone. Di ogni forma e prezzo, ma in grado di fotografarci da (molto) lontano, in alto e di fianco, al largo o al di là del precipizio. Perché si sa, più lo scatto è mozzafiato, più è estremo più cuoricini riesce a ottenere su Instagram, unico indice di gradimento del nostro mondo (social). Fa niente se, ogni tanto, il protagonista si riduce a un puntino in un panorama più ampio. Non può essere altrimenti se l’aggeggio lo si manda a 300 metri di distanza. E fa niente se, di conseguenza, nell’istantanea finiscono altre, ignote, persone.
I quadricopteri
È l’estate dei quadricopteri per i selfie. Rischia di essere pure l’estate dei guard(r)oni. Tanto che a Lesina, nell’isola croata di Hvar, più di un titolare di bar delle tante spiagge isolate suggerisce che oltre alle multe per chi gira in città in costume da bagno (600 euro) e per chi beve alcolici per strada (700 euro) dovrebbero sanzionare anche i tanti, troppi turisti stranieri che fanno volare i droni sopra le teste dei bagnanti.
Dalla Spagna all’italia, dalla Croazia alla Grecia, dalle isole caraibiche all’estremo Oriente decolla — è il caso di dirlo — la mania del selfie «volante». Del resto basterebbe andare su Instagram, il principale social network delle immagini: con l’hashtag #instadrone si contano oltre 320 mila foto pubblicate, con #dronie quasi 65 mila, con #droneselfie oltre 40 mila, con #selfiedrone poco meno di 10 mila.
I modelli
A incentivare l’utilizzo non solo i social, ma anche — e soprattutto — i costi e la praticità. Oggi si trovano modelli(ni) anche da una ventina di euro e così piccoli da stare su un palmo di mano. Poi ci sono le versioni più grandi con fotocamere ad altissima risoluzione e costi che arrivano pure a 1.500 euro. Si manovrano con un radiocomando oppure con l’app scaricata sul telefonino, hanno un’autonomia limitata (non più di mezz’ora di solito) e realizzano foto e video. Il resto lo fanno i programmi di fotoritocco o i «filtri» di Instagram.
Uno studio curato da Eurocontrol, la società che sovrintende i cieli europei, stima che entro il 2050 nel Vecchio Continente ci saranno almeno 7 milioni di droni per uso ricreativo e personale. «Finora ne contiamo 500 mila», calcola l’easa, l’agenzia europea per la sicurezza aerea.
La regolamentazione
La stessa Easa si sta occupando pure degli aspetti normativi. Perché sull’uso dei droni gli Stati europei vanno in ordine sparso. Così, dopo anni di caos legislativo, ha consegnato alla Commissione europea la sua prima «opinione» sulla regolamentazione dei droni. Un documento di 161 pagine pieno di osservazioni e proposte che dovranno essere valutati e approvati dall’organo esecutivo comunitario entro dicembre e fatti entrare in vigore nel primo trimestre del 2019.
Nel nostro Paese
In Italia chi utilizza un drone deve seguire le norme contenute nel «Regolamento per i mezzi aerei a pilotaggio remoto» dell’ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) in vigore ormai dal 2013 e aggiornate nel 2015 e l’ultima volta lo scorso maggio.
Considerando soltanto chi utilizza il mezzo per scopi amatoriale l’enac stabilisce che il drone può essere utilizzato di giorno, deve essere sempre in contatto visivo diretto con il proprietario ed entro un raggio di 200 metri e un’altezza di 70 metri (oltre quella misura è richiesta un’abilitazione specifica), deve volare alla larga dai centri abitati, dalle aree congestionate, dagli assembramenti di persone come i concerti, dagli agglomerati urbani con parchi pubblici o infrastrutture sensibili). Soprattutto: deve tenersi alla larga dagli aeroporti (almeno 5 chilometri).
Scorrendo l’elenco ufficiale dell’enac si contano 1.887 operatori autorizzati nel nostro Paese e di questi un terzo (627) nei primi sei mesi del 2018.