Il Papa: abolire la pena di morte nel mondo
Il Papa cambia il Catechismo: pena di morte mai ammissibile
«La Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona». Svolta di papa Francesco che riscrive il Catechismo ed elimina tutte le eccezioni. «La nuova dottrina — ha stabilito Bergoglio — si applica in tutto il mondo». Il testo valido fino a oggi non escludeva il ricorso alla pena di morte quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani».
No tranciante di Francesco alla pena di morte: ha modificato un paragrafo — il 2267 — del Catechismo della Chiesa cattolica per qualificarla come «inammissibile», in quanto «attenta all’inviolabilità e dignità della persona»; e per impegnare la Chiesa a battersi «per la sua abolizione in tutto il mondo».
La novità è netta: pur avendo abbandonato da tempo la dottrina tradizionale della liceità indiscussa della pena di morte (lo Stato Pontificio la praticò fino alla vigilia del 20 settembre 1870 e il codice penale vaticano la previde fino al 1969), gli ultimi Papi si erano limitati a sconsigliarne l’applicazione senza mai proclamarla «inammissibile».
La prima edizione del Catechismo (1992) invitava a evitarla compatibilmente con la necessità di «difendere le vite umane dall’aggressore e per proteggere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone». Un rifacimento di quel paragrafo disposto da Giovanni Paolo II nel 1997 l’ammetteva solo quando risulti «l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani», precisando che oggi tali casi di «assoluta necessità» sono «praticamente inesistenti».
Questo è il nuovo testo approvato da Papa Bergoglio, esplicito anche nel riferimento alle formulazioni precedenti: «Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità fu ritenuto una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune».
«Oggi — continua il nuovo testo — è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi».
Ed ecco lo sbocco della puntuta argomentazione: «Pertanto la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona, e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo».
In queste parole è detta la implicazione pratica della decisione papale: ci sono ancora 56 Paesi nel mondo che praticano la pena di morte (tra essi tutti i più popolosi: Cina, India, Russia, Stati Uniti, Indonesia) e Francesco è consapevole dell’impresa nella quale va a schierare i cattolici di quelle terre.
Il nuovo testo è stato inviato ai vescovi con una lettera del cardinale Ladaria, prefetto della Congregazione per la Dottrina, che espone la logica della decisione papale e la riconduce al Vangelo: «La nuova formulazione esprime un autentico sviluppo della dottrina, che non è in contraddizione con gli insegnamenti anteriori del Magistero».
Il cardinale avverte che non tutti saranno d’accordo con questa affermazione di continuità e argomenta che gli insegnamenti tradizionali «possono spiegarsi alla luce della responsabilità primaria dell’autorità pubblica di tutelare il bene comune, in un contesto sociale in cui le sanzioni penali si comprendevano diversamente e avvenivano in un ambiente in cui era più difficile garantire che il criminale non potesse reiterare il suo crimine».
Mutato il contesto, conclude Ladaria, è cresciuta la «consapevolezza» dei cristiani «sulla inammissibilità della pena di morte: il Vangelo infatti, aiuta a comprendere meglio l’ordine creaturale» e «invita alla misericordia e alla pazienza del Signore che dà a ciascuno il tempo per convertirsi».