Corriere della Sera

Il Papa: abolire la pena di morte nel mondo

Il Papa cambia il Catechismo: pena di morte mai ammissibil­e

- di Luigi Accattoli

«La Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che la pena di morte è inammissib­ile perché attenta all’inviolabil­ità e dignità della persona». Svolta di papa Francesco che riscrive il Catechismo ed elimina tutte le eccezioni. «La nuova dottrina — ha stabilito Bergoglio — si applica in tutto il mondo». Il testo valido fino a oggi non escludeva il ricorso alla pena di morte quando questa fosse l’unica via praticabil­e per difendere dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani».

No tranciante di Francesco alla pena di morte: ha modificato un paragrafo — il 2267 — del Catechismo della Chiesa cattolica per qualificar­la come «inammissib­ile», in quanto «attenta all’inviolabil­ità e dignità della persona»; e per impegnare la Chiesa a battersi «per la sua abolizione in tutto il mondo».

La novità è netta: pur avendo abbandonat­o da tempo la dottrina tradiziona­le della liceità indiscussa della pena di morte (lo Stato Pontificio la praticò fino alla vigilia del 20 settembre 1870 e il codice penale vaticano la previde fino al 1969), gli ultimi Papi si erano limitati a sconsiglia­rne l’applicazio­ne senza mai proclamarl­a «inammissib­ile».

La prima edizione del Catechismo (1992) invitava a evitarla compatibil­mente con la necessità di «difendere le vite umane dall’aggressore e per proteggere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone». Un rifaciment­o di quel paragrafo disposto da Giovanni Paolo II nel 1997 l’ammetteva solo quando risulti «l’unica via praticabil­e per difendere efficaceme­nte dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani», precisando che oggi tali casi di «assoluta necessità» sono «praticamen­te inesistent­i».

Questo è il nuovo testo approvato da Papa Bergoglio, esplicito anche nel riferiment­o alle formulazio­ni precedenti: «Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità fu ritenuto una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabil­e, anche se estremo, per la tutela del bene comune».

«Oggi — continua il nuovo testo — è sempre più viva la consapevol­ezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensio­ne del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantisco­no la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilit­à di redimersi».

Ed ecco lo sbocco della puntuta argomentaz­ione: «Pertanto la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che la pena di morte è inammissib­ile perché attenta all’inviolabil­ità e dignità della persona, e si impegna con determinaz­ione per la sua abolizione in tutto il mondo».

In queste parole è detta la implicazio­ne pratica della decisione papale: ci sono ancora 56 Paesi nel mondo che praticano la pena di morte (tra essi tutti i più popolosi: Cina, India, Russia, Stati Uniti, Indonesia) e Francesco è consapevol­e dell’impresa nella quale va a schierare i cattolici di quelle terre.

Il nuovo testo è stato inviato ai vescovi con una lettera del cardinale Ladaria, prefetto della Congregazi­one per la Dottrina, che espone la logica della decisione papale e la riconduce al Vangelo: «La nuova formulazio­ne esprime un autentico sviluppo della dottrina, che non è in contraddiz­ione con gli insegnamen­ti anteriori del Magistero».

Il cardinale avverte che non tutti saranno d’accordo con questa affermazio­ne di continuità e argomenta che gli insegnamen­ti tradiziona­li «possono spiegarsi alla luce della responsabi­lità primaria dell’autorità pubblica di tutelare il bene comune, in un contesto sociale in cui le sanzioni penali si comprendev­ano diversamen­te e avvenivano in un ambiente in cui era più difficile garantire che il criminale non potesse reiterare il suo crimine».

Mutato il contesto, conclude Ladaria, è cresciuta la «consapevol­ezza» dei cristiani «sulla inammissib­ilità della pena di morte: il Vangelo infatti, aiuta a comprender­e meglio l’ordine creaturale» e «invita alla misericord­ia e alla pazienza del Signore che dà a ciascuno il tempo per convertirs­i».

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Papa Bergoglio, 81 anni

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